L’estate del 1985 è stata per molti italiani un momento di serenità da condividere con tutte quelle persone che, fiduciose nell’avvenire, incrociavano le loro vite. Gli ottanta sono stati un periodo epico dove il lavoro e il divertimento avevano reso il Belpaese ancora più speranzoso. Il piombo era finito e Tangentopoli avrebbe sgonfiato il castello solo qualche anno dopo, i sogni sembravano a portata di mano e divertirsi era quasi un dovere. Al carcere dell’Asinara in una sorta di villeggiatura coatta però c’erano due uomini di legge in attesa di preparare il processo al crimine che avrebbe portato all’Italia giustizia.
I due magistrati si chiamavano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino erano li perché la mafia stava organizzando il loro omicidio. Il ritrovamento di un carico di esplosivo aveva convinto le maestranze dello stato a mandare in esilio preventivo i due uomini. La quiete della cornice e le famiglie al seguito sarebbero servite ad aumentare la serenità di Falcone e Borsellino permettendo loro di ragionare sul lavoro che li avrebbe aspettati. Paolo e Giovanni sapevano quale sarebbe stato il loro destino e nonostante ciò hanno continuato a credere in un mondo privo di violenza.
Era d’estate è un film di Fiorella Infascelli che racconta una parentesi particolare della storia di Falcone e Borsellino. La regista si sofferma sul lato umano dei due uomini descrivendone preoccupazioni e paure che non sono state in grado di cancellarne gli spiriti. Dalle stragi di capaci e via d’Amelio il cinema ha affrontato le figure dei magistrati in cronache \ tributo storiche, Era d’estate rimanda la dimensione epica di due individui dall’avvenire conosciuto in prima persona incapaci di arrendersi. Attraverso una narrazione multiforme, il film mostra la simpatia di due amici che parlano serenamente giocando con i loro figli e scherzando come dovrebbe essere in ferie.
Attimi della vita di due eroi moderni il cui ricordo è ancora vivo e rappresenta il miglior monito a non perdere mai la dignità ma anche il sorriso. Il futuro dei due alfieri è noto ma scoprire il lascito umano di eroi di tale portata rimane un dovere e un piacere difficilmente rinunciabile. L’Italia deve molto a Falcone e Borsellino e non solo istituzionalmente. Il loro ricordo indelebile mostra come credere sia un punto d’arrivo e rispettarlo la chiave per creare quel futuro di cui molti parlano. In silenzio e con la preoccupazione dovuta due individui hanno insegnato come a volte sia necessario non rinunciare alle proprie idee specialmente quando gravitano nel giusto. L’Italia è un paese dalla memoria storica molto corta e troppi sciacalli si sono buttati a capo fitto sulla memoria di martiri senza mai parlare degli uomini.
La Infascelli nel suo film prova, ed è la prima, a raccontare l’uomo dietro la legge. Dal film si evince come Paolo e Giovanni fossero ottimi conversatori e personaggi dotati di spirito che vivevano il loro tempo senza mai perdere di vista una missione ma senza nemmeno esserne fagocitati pienamente. L’inserto delle carte, durate la storia, dimostra come lo stato abbia giocato d’anticipo, ma non abbia reso il lavoro dei due uomini una passeggiata. Faldoni con documenti che hanno raggiunto l’Asinara solo dopo molte rimostranze dei due magistrati non sono un grande esempio di organizzazione.
Molto importante nel film è il lavoro sulle signore che ammettono di apprezzare del periodo coatto la possibilità di godere pienamente dei loro uomini senza dover, purtroppo per poco, pensare alle minacce delle cosche. Più che un film Era d’estate è un ricordo da apprezzare che sedimenta ulteriormente il lascito dei due magistrati ed esalta quella parte del paese che ogni giorno e in ogni campo ne emula il coraggio.