Il documentario è un genere difficile da proporre sul grande schermo, il più delle volte. Ennio, tributo a Morricone di Giuseppe Tornatore, dimostra come a volte le regole sono fatte per essere infrante. La storia del Maestro che ha inventato la musica sul grande schermo è un viaggio sulle note della memoria che parla del cinema Italiano dal dopoguerra a oggi. Ricco di aneddoti di valore traccia la vita di uno dei più gradi compositori contemporanei e ne racconta l’indole.
Riservato e creativo Ennio intendeva le note in maniera totale arrivando a vivere la musica pienamente sapendo quanto un’emozione fosse essenziale per esaltare il lavoro di attori e registi. Tornatore fa parlare i suoi collaboratori illustri da Tarantino a Bertolucci ma anche tutti gli artisti che hanno tratto ispirazione dal lavoro del Maestro. Una passione, quella per il compositore, che ha condizionato le vite di artisti non necessariamente legati al cinema e ha imposto le colonne sonore a un’accademia spesso cieca a riguardo. Ennio non è un semplice tributo ma una riflessione che il regista ha pensato in maniera acuta e completa. La forza del film è certamente nei molti aneddoti che alternano il lato pubblico a quello privato di Morricone portando a conoscenza lo spettatore della genesi di lavori molto noti.
La parte intimista prova a tracciare un quadro dell’uomo attraverso le sue parole analizzando gli anni con una malinconia evocativa . Un lavoro piacevole, quello di Tornatore, che riesce a stimolare la fantasia e i ricordi del pubblico legati da un filo creativo unico . Ennio svela altresì alcune chicche legate alla lavorazione di alcuni titoli, più o meno conosciuto, la cui musica è stata affidata a Morricone e lo fa con lo stile garbato proprio del maestro. Sullo schermo va un artista di enorme talento, consapevole del suo spessore a tal punto da non considerarlo valore aggiunto. Farsi travolgere da questo mare d’immagini musicali è piacevolmente essenziale esattamente come fruirne nell’unico luogo adatto, la sala .