E’ andato tutto bene

Scrittrice cinquantenne deve affrontare la malattia del padre. La vita della donna è travolta quando l’anziano genitore che ha appena subito un ictus le chiede di aiutarlo a salutare il mondo. Il vecchio vorrebbe una morte dignitosa piuttosto che continuare a vivere da menomato.

Arriva in sala E’ andato tutto bene l’ultimo lavoro di Francois Ozon. Tratto dalla biografia di Emmanuèle Barnheim il film parla del rispetto per le decisioni anche quando possono apparire estreme. Dopo aver superato un padre deficitario ed essersi emancipata la protagonista deve accompagnare verso la fine quella figura che in passato ha ucciso nella sua mente più volte. Ozon prende un fatto che lo tocca da vicino, la Bernheim è stata sua stretta collaboratrice, e lo propone utilizzando il suo stile più classico. Attento lettore dei lutti il regista parla di morte aggiungendo quel tocco d’ironia necessario per inquadrare ancora meglio come sia nel diritto di chiunque decidere cosa fare di se stesso.

L’anziano è stato un bonne vivant che ha resto ogni suo istante un’esperienza estetica, ridotto a una maschera non desidera più continuare a ipotizzare una speranza irraggiungibile. Dialoghi che fanno soprattutto sorridere e privi di qualsiasi mercificazione sentimentale esaltano la splendida prova di Sophie Marceau nei panni della scrittrice. André Dussolier interpreta un uomo stanco ma capace di fare i conti con la sua situazione e perfettamente in grado di voler concludere l’ultimo atto della sua esistenza.

Il film più formale di Ozon che tiene a freno qualsiasi slancio decidendo di emozionare senza eccedere nel melodramma. E’ andato tutto bene è la cronaca di un’accettazione senza eccessiva filosofia e alcun egoismo. L’insieme di generi in scena crea una dimensione di grande interesse, si va dalla farsa al poliziesco, perché priva di una tesi assoluta sull’eutanasia. Un regista che preferisce il sorriso alle lacrime e che fa della classicità una cifra stilistica di una storia difficile da raccontare.