11 marzo 1978, un commando suicida di al-Fatah parte dalle coste del Libano; il piano è prendere un hotel di lusso a Tel Aviv e sequestrare quanti più ostaggi possibile per scambiarli con detenuti palestinesi. Il commando arriva sulle coste d’Israele ma sbaglia rotta, sbarca su una spiaggia a circa 65 km da Tel Aviv; sulla spiaggia c’e’ una donna che fa fotografie naturalistiche. Il commando palestinese la interroga su quale sia la strada per Tel Aviv, poi una donna del commando, Dalal Mughrabi, gli spara un colpo in testa e la uccide. La fotografa assassinata non è israeliana, ma americana. Nelle azioni che seguiranno moriranno poi 38 civili tra cui 13 bambini.
Un libro di testo di quinta elementare delle scuole palestinesi definisce la donna che ha sparato in testa alla fotografa americana inerme come una martire che ha sacrificato la propria vita per la Patria e che: “Ha combattuto la battaglia con disprezzo della morte ed eroismo, motivo per cui il suo ricordo è immortale nei nostri cuori e nelle nostre menti”. “Attraverso il suo atto” Dalal Mughrabi “Ha innaffiato la Terra di Palestina col suo sangue puro”.
Questo è soltanto uno degli esempi che si trovano nello studio approfondito sui libri di scuola palestinesi (2017/2020) che l’Unione Europea ha commissionato all’Istituto Georg Eckert. In questi libri gli israeliani non vengono quasi mai menzionati come tali ma come “occupanti sionisti”; da quasi tutte le mappe lo Stato Israeliano è stato espunto, non esiste: le mappe indicano come “Palestina” l’intera regione che comprende Israele, Gaza e la Cisgiordania. Dal 2019 al 2023 il Parlamento Europeo ha approvato 4 risoluzioni in cui si richiede all’Autorità Nazionale Palestinese di rimuovere i contenuti di odio e di antisemitismo dai libri di testo scolastici. Nella risoluzione del 2023 appena trascorso è anche esplicitamente detto che questi contenuti hanno un riflesso sul coinvolgimento degli adolescenti nelle attività terroristiche.L’attivismo dell’Unione Europea su questa questione è motivata dal fatto che i libri di testo delle scuole palestinesi e delle scuole dell’UNRWA sono pagati – in tutto o in parte – con i soldi delle tasse dei cittadini europei.
Yasser Arafat ha certamente scritto a suo tempo una lettera ad Yitzhak Rabin in cui ufficialmente riconosceva Israele, peccato però che non sembra averlo detto a chi dirige il suo sistema scolastico. Nel dibattito sulla formazione “di due Stati per due Popoli” viene sempre ripetuta un formula secondo la quale la formazione di questi due Stati porterebbe automaticamente ad “una pace duratura nella regione”. Questo automatismo non è affatto scontato: francesi ed inglesi erano due “popoli” che vivevano in due Stati, oltretutto divisi da un braccio di mare, ma questo non gli ha impedito di farsi la guerra per quasi 500 anni, salvo giungere ad una cordiale intesa nel momento in cui un altro “popolo”, che viveva in un altro Stato – la Germania – stava diventando troppo potente per essere affrontato singolarmente. E’ ragionevole supporre che la creazione di uno Stato in cui la negazione dell’altro è il pane quotidiano che si propina ai bambini che vanno a scuola non sarà affatto il viatico per una “pace duratura”, ma soltanto la buona strada per la arrivare alla formazione di due Stati che continueranno a farsi la guerra.
@Riproduzione riservata