Una tragedia di proporzioni drammatiche ha colpito il Mar Nero oggi, quando due petroliere russe, la Volgoneft-212 e la Volgoneft-239, sono state travolte da un violento ciclone. La notizia è stata diffusa per prima dal canale Telegram russo Mash, che ha riportato immediatamente l’accaduto, sottolineando che 13 persone risultano ancora disperse, mentre quattro marinai, che si trovavano nei compartimenti interni delle navi, potrebbero essere morti intrappolati al momento dell’affondamento.
Secondo i dati pubblicati da Mash, le petroliere trasportavano rispettivamente 4.300 tonnellate di mazut, un olio combustibile pesante, altamente inquinante. La Volgoneft-212, costruita oltre cinquant’anni fa, era stata modificata negli anni ’90 per adattarsi agli standard di navigazione “fiume-mare”, ma il mare in tempesta ha evidenziato tutte le sue fragilità: le onde hanno spezzato la saldatura centrale, causando l’immediato naufragio.
La drammaticità della situazione è stata subito evidente. Come riportato da Meduza, dieci membri dell’equipaggio della Volgoneft-212 sono stati salvati grazie all’intervento di un elicottero Mi-8 e di un rimorchiatore, ma quattro marinai – tutti meccanici – non sono riusciti a mettersi in salvo. Alcuni sopravvissuti, citati da Mash, hanno descritto il momento della tragedia: “Quando l’acqua invade i compartimenti con tale violenza, è quasi impossibile uscirne vivi”.
Nel frattempo, la Volgoneft-239, gravemente danneggiata dalla tempesta, ha iniziato a imbarcare acqua. Secondo il canale Telegram Baza, l’equipaggio è stato costretto a rimanere a bordo in attesa di condizioni meteo migliori per essere evacuato, mentre il rischio di affondamento rimane altissimo.
Le immagini satellitari e i video diffusi sui social media mostrano una vasta chiazza nera che si espande nelle acque del Mar Nero. Greenpeace, citato da RBK Ucraina, ha definito l’incidente una delle peggiori catastrofi ambientali mai avvenute nella regione. Stando a quanto riportato dal capo dei laboratori di ricerca dell’organizzazione, Paul Johnston, “le correnti e i venti attuali, che si dirigono verso nord-est, renderanno estremamente difficile contenere il danno”.
I dati diffusi indicano che le petroliere avevano spento i sistemi di tracciamento satellitare già da diverse settimane, un comportamento che Greenpeace ha definito “irresponsabile” per imbarcazioni di tale età e portata. Le organizzazioni ambientaliste temono che la fuoriuscita di petrolio, combinata con le condizioni meteo avverse, causerà un danno irreparabile all’ecosistema marino, già devastato dal conflitto tra Russia e Ucraina.
Il Mar Nero, teatro di intensi combattimenti tra Russia e Ucraina, è una regione già compromessa da anni di conflitti e disastri ambientali. The Guardian ha ricordato come l’esplosione della diga di Kakhovka nel 2023 abbia riversato enormi quantità di acqua contaminata nel fiume Dnipro, con conseguenze devastanti per la fauna marina. Gli esperti segnalano un aumento della mortalità di delfini e altre specie marine negli ultimi anni, un trend che il nuovo disastro rischia di aggravare ulteriormente.
Dmytro Pletenchuk, portavoce della Marina ucraina, ha accusato Mosca di negligenza: “Questi vecchi tankers non avrebbero mai dovuto essere in mare in condizioni simili. È un disastro annunciato”.
Il governo russo ha avviato un’indagine, come riportato da Interfax, per accertare le responsabilità. Tuttavia, le critiche si moltiplicano sulla scarsa manutenzione delle petroliere e sull’inosservanza delle normative marittime. Meduza ha evidenziato che entrambe le navi erano state impiegate regolarmente negli ultimi mesi per trasporti tra la Volga e il porto di Kavkaz, nonostante la loro evidente obsolescenza.
Vladimir Putin ha ordinato la creazione di una task force per affrontare le conseguenze dell’incidente, ma le misure annunciate sembrano tardive rispetto alla gravità del disastro. Intanto, le autorità russe hanno aperto un’inchiesta per “violazione delle norme di sicurezza nella navigazione”, ma le associazioni ambientaliste temono che le operazioni di contenimento del danno siano insufficienti.
Mentre il mondo osserva attonito questa ennesima tragedia, le storie dei marinai sopravvissuti emergono con tutta la loro drammaticità. “Il mare era contro di noi, non avevamo scampo”, ha raccontato un sopravvissuto ai media locali, citato da Mash.
Le onde del Mar Nero continuano a lambire i relitti delle petroliere, testimoni silenziosi di una negligenza trasformata in tragedia. Greenpeace ha promesso di monitorare la situazione, ma il futuro appare cupo: la macchia di petrolio si espande all’orizzonte, un simbolo tangibile di irresponsabilità e devastazione.