La crisi in Niger tra minacce e divisioni

L’anomalo colpo di stato in Niger vede un nuovo capitolo. La nuova e poco fruttuosa riunione dell’Ecowas sembra il classico esempio dell’elefante che partorisce un topolino. Preso atto che l’ultimatum è stato completamente ignorato la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale ha rispolverato la via diplomatica, non tralasciando però di continuare a digrignare i denti. Così gli eserciti di Nigeria, Benin, Costa d’Avorio e Senegal sono stati messi in preallarme, ma serviranno comunque giorni a mobilitare quei 25mila uomini i di cui si è parlato. Le pressioni della Francia sulla Nigeria hanno perso smalto e adesso Parigi punta forte su Alassane Outtara, il presidente della Costa d’Avorio uno degli ultimi fedelissimi di osservanza francese.

Il fronte europeo è spaccato con diversi stati che vogliono estendere l’ultimatum e continuare a trattare, una via che anche gli Stati Uniti sembrano voler percorrere vista anche la visita del vice-segreteria statunitense in Niger. L’Ecowas screditato ed indebolito sta cercando appoggio nell’Unione Africana che per il momento temporeggia districandosi fra trippe idee diverse. La pantagruelica organizzazione continentale che ha sede ad Addis Abeba impiegherà settimane a mettersi in modo e fra commissioni e sotto commissioni infarcite di veti incrociati potrebbe non arrivare a nessuna decisione concreta sulla situazione in Niger.

La nuova riunione dei capi di stato maggiore ad Accra servirà soltanto a capire quanti effettivi saranno messi a disposizione pet l’eventuale intervento, ma i passaggi per passare concretamente ad un attacco restano tanti ed e difficile dire quanti giorni occorreranno. Intanto la formazione del nuovo esecutivo di Niamey ha scelto come primo ministro un economista già ministro una decina di anni fa, ma che avrà un peso davvero minimale e non ha nemmeno o un passato specchiato. Ai ministeri chiave di Interno e Difesa sono invece andati generali del Consiglio Nazionale di Salvaguardia della Patria. La presentazione di un nuovo governo rafforza l’idea che i golpisti vogliano restare al potere e le piazze nigerine restano gremite di sostenitori.

L’isolamento internazionale nei confronti del Niger funziona a singhiozzo e diversi confini come quella con il Ciad e l’Algeria restano aperti. La Nigeria ha tagliato la fornitura di energia elettrica al paese confinante ed anche il presidente Mohamed Bazoum si trova prigioniero insieme alla sua famiglia a casa propria senza elettricità. La sua posizione resta molto delicata perché la giunta golpista ha minacciato di uccidere l’ormai ex presidente nigerino se ci sarà l’intervento militare da parte delle forze dell’Ecowas.

Tutto mentre gli islamisti colpiscono con forza in Mali e Burkina Faso, restando ad osservare con interesse l’evolversi della situazione a Niamey che potrebbe diventare un nuovo terreno di scontro. Uno scenario ancora tutta in divenire che la Francia segue con estrema attenzione e che potrebbe ancora avete qualche colpo di scena.

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