La figura di Bettino Craxi rappresenta uno dei capitoli più complessi e affascinanti della storia politica italiana. Attraverso il libro di Aldo Cazzullo, “Craxi, l’ultimo vero politico”, emerge il ritratto di un leader che ha incarnato al contempo le luci e le ombre della Prima Repubblica, un uomo capace di tracciare un percorso di modernizzazione per il Paese, ma anche di cadere vittima della stessa spregiudicatezza che ne aveva segnato l’ascesa.
Craxi, l’uomo della modernizzazione
Craxi è stato un protagonista indiscusso della politica italiana degli anni ’80. La sua visione di uno Stato capace di collocarsi con forza nello scacchiere internazionale e di modernizzare la società italiana lo rende un leader di grande spessore. Ha saputo dare al Partito Socialista Italiano una centralità che mai prima aveva raggiunto, spezzando il tradizionale bipolarismo tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista. Il suo governo ha segnato il passo di un’Italia che guardava al futuro con ambizione, con riforme economiche e sociali che avevano l’obiettivo di traghettare il Paese fuori da un passato ingessato.
Craxi aveva una visione strategica della politica, rara per i suoi tempi. Non era un semplice gestore del presente, ma un politico capace di immaginare un futuro diverso per l’Italia. Questa capacità di visione lo colloca, come sostiene Cazzullo, tra gli ultimi veri statisti italiani. La politica per lui era una missione, un’arte in cui il compromesso non era mai sinonimo di debolezza, ma uno strumento per raggiungere un bene superiore.
Un destino tragico
Eppure, la storia di Craxi non si limita a una celebrazione. Il libro di Cazzullo dipinge una parabola umana e politica che sfocia nel tragico. Craxi non fu solo un innovatore e un modernizzatore, ma anche un uomo che cadde vittima di un sistema che egli stesso aveva contribuito a costruire. La stagione di Mani Pulite e il suo esilio ad Hammamet hanno rappresentato un epilogo amaro, che ha trasformato il leader socialista in un simbolo di un’intera stagione politica. Il Craxi di Hammamet è un uomo solo, osteggiato e deriso, ma che mantiene una dignità e una fermezza d’animo che meritano rispetto.
Come sottolinea Cazzullo, la grandezza della fine di Craxi risiede proprio nel suo carattere epico. Nonostante gli errori e le responsabilità che egli stesso riconosce, Craxi non si sottrae al giudizio della storia. È una figura che divide ancora oggi, ma che non può essere ridotta a una caricatura o a un bersaglio facile. L’uomo e il politico si intrecciano in un racconto che rappresenta, nel bene e nel male, la fine della Prima Repubblica.
L’eredità di un gigante
La vera grandezza di Craxi risiede nella sua capacità di lasciare un’eredità politica e culturale che va oltre gli scandali e le polemiche. Cazzullo definisce Craxi “l’ultimo vero politico” non per santificarlo, ma per riconoscerne lo spessore e la visione. In un’epoca di leader mediatici e privi di prospettiva, Craxi si staglia come un gigante, un uomo che sapeva interpretare il suo tempo e guardare oltre l’orizzonte immediato.
L’immagine di Craxi che emerge dal libro è quella di un uomo ingombrante, sia fisicamente che politicamente, che ha saputo conquistare e dividere l’opinione pubblica con il suo carisma e la sua spregiudicatezza. Un politico che non temeva di essere odiato, perché consapevole che il vero statista non cerca il consenso, ma la realizzazione di una visione.
Una statura politica sempre più rara
La parabola di Bettino Craxi, così come raccontata da Aldo Cazzullo, ci invita a riflettere sulla complessità della politica e sul ruolo degli uomini che ne sono protagonisti. Craxi non è stato perfetto, né immune da errori. Ma è stato un leader con una statura morale e politica che oggi appare sempre più rara. Celebrare Craxi non significa ignorare le sue responsabilità, ma riconoscere il suo contributo alla storia dell’Italia e il coraggio con cui ha affrontato il suo destino.
Bettino Craxi rimane, a venticinque anni dalla sua morte, un simbolo controverso e affascinante. Un uomo che, nel bene e nel male, ha incarnato l’essenza della Prima Repubblica e che, come scrive Cazzullo, può essere considerato a tutti gli effetti “l’ultimo vero politico”.