Sulla soglia del conflitto globale: la sfida di Putin alla NATO

L'uso di armi occidentali in Ucraina rischia di trasformare la guerra: il mondo è a un passo da una crisi senza ritorno

Il 12 settembre 2024 segna una svolta cruciale nel contesto della guerra in Ucraina. In un’intervista trasmessa dal canale russo “Rossija 1”, Vladimir Putin ha lanciato un monito che ha risuonato con forza in tutto il panorama internazionale. In un tono cupo e gravido di conseguenze, il presidente russo ha dichiarato che l’uso di armi occidentali a lungo raggio da parte dell’Ucraina per colpire obiettivi in territorio russo equivarrebbe a un coinvolgimento diretto della NATO nel conflitto. Questa affermazione, giunta all’indomani della decisione del Regno Unito di consentire all’Ucraina di utilizzare i missili Storm Shadow, ha amplificato le preoccupazioni di un’escalation che potrebbe estendersi ben oltre i confini attuali del conflitto.
Il Segretario di Stato americano Antony Blinken, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il Segretario di Stato per gli Affari Esteri britannico David Lammy durante un incontro a Kiev l’11 settembre 2024. La visita ha segnato un momento cruciale nelle discussioni riguardanti l’uso di armi occidentali a lungo raggio da parte dell’Ucraina, alimentando le tensioni geopolitiche tra la NATO e la Russia.

La visita a Kiev del segretario di Stato americano Antony Blinken e del ministro degli Esteri britannico David Lammy l’11 settembre ha consolidato questa decisione. Durante gli incontri con il presidente ucraino Volodymyr Zelenskij, sono emersi nuovi elementi che legittimano l’uso di missili occidentali, in particolare in risposta al crescente sostegno militare dell’Iran alla Russia. Blinken ha infatti denunciato la consegna di missili balistici iraniani Fath-360 a Mosca, una minaccia che potrebbe materializzarsi nelle prossime settimane e rappresentare un pericoloso avanzamento nell’arsenale russo.

Missimi Fath-360, caratterizzati da alta velocità e capacità a corto raggio, sono stati forniti dalla Repubblica Islamica dell’Iran alla Russia, come denunciato dal Segretario di Stato americano Antony Blinken. L’armamento rappresenta un significativo avanzamento nella cooperazione militare tra i due Paesi, sollevando preoccupazioni sul potenziale utilizzo nel conflitto in Ucraina.

Putin, nel suo discorso, ha puntato il dito contro l’occidente, affermando che l’Ucraina non potrebbe compiere operazioni di tale portata senza il supporto di informazioni satellitari e competenze fornite dalle potenze NATO. Ha inoltre accusato direttamente l’Alleanza Atlantica di orchestrare la gestione e la programmazione degli attacchi, insinuando che ogni ulteriore azione da parte ucraina con armi occidentali trasformerebbe il conflitto in uno scontro aperto tra Russia e NATO. Le sue parole non hanno lasciato spazio a interpretazioni: la Russia risponderà con decisioni proporzionali alle nuove minacce.

Il missile da crociera Storm Shadow/SCALP EG, sviluppato congiuntamente dal Regno Unito e dalla Francia, è noto per la sua capacità di attacchi a lungo raggio e alta precisione. Questo armamento è stato recentemente autorizzato dal Regno Unito per l’uso da parte dell’Ucraina contro obiettivi in territorio russo, suscitando preoccupazioni per una possibile escalation nel conflitto.

Queste dichiarazioni non sono semplicemente retorica. Rappresentano una cesura nella guerra in corso, un punto di svolta che potrebbe ridisegnare l’intera strategia militare e diplomatica del conflitto. La NATO, fino a questo momento, ha mantenuto un approccio prudente, fornendo assistenza all’Ucraina ma limitando la portata delle armi per evitare di intensificare la guerra in modo diretto con la Russia. Tuttavia, la decisione del Regno Unito di permettere l’utilizzo di missili Storm Shadow sembra aver cambiato le carte in tavola. L’Ucraina ha ora la capacità di colpire in profondità nel territorio russo, il che potrebbe fungere da deterrente contro l’avanzata russa, ma al tempo stesso espone il conflitto a rischi imprevedibili.

Anche gli Stati Uniti, tradizionalmente più cauti, sono stati sollecitati da alleati come la Polonia a rivedere le proprie restrizioni sull’utilizzo delle armi a lungo raggio da parte dell’Ucraina, suggerendo che anche Washington potrebbe presto adeguare la sua posizione. Questo dimostra quanto rapidamente stia evolvendo la situazione sul campo, con la possibilità di un futuro in cui l’escalation tra Russia e NATO diventi sempre più concreta.

Edgars Rinkēvičs, presidente della Lettonia, ha recentemente espresso preoccupazione per la crescente frequenza di incidenti ai confini orientali della NATO, in particolare riguardo alla violazione dello spazio aereo da parte di droni russi, e ha invitato l’Alleanza a rafforzare le difese per fronteggiare le minacce.

Sul fronte orientale della NATO, le conseguenze del conflitto stanno diventando sempre più tangibili. L’8 settembre, un drone russo ha violato lo spazio aereo della Romania, un episodio grave per un Paese membro dell’Alleanza. Subito dopo, un altro drone si è schiantato in Lettonia, evidenziando come la guerra stia progressivamente estendendosi oltre i confini ucraini. Questi incidenti hanno scatenato un’ondata di preoccupazione nei Paesi membri, molti dei quali vedono questa crescente aggressività russa come una minaccia diretta alla sicurezza europea. Edgars Rinkēvičs, presidente lettone, ha espresso il timore che tali episodi si stiano moltiplicando e ha invitato la NATO a rafforzare le proprie difese sul fianco orientale, al fine di prevenire ulteriori violazioni del territorio.

David Crane – ex capo procuratore del Tribunale speciale per la Sierra Leone e figura di spicco nel campo della giustizia internazionale – è attivamente impegnato nella creazione di un tribunale speciale per processare la Russia per il crimine di aggressione contro l’Ucraina, contribuendo a definire il quadro legale per chiamare Vladimir Putin e altri leader russi a rispondere delle loro azioni.

In questo contesto di crescente instabilità, si inserisce un importante dibattito internazionale sulla giustizia e la responsabilità per i crimini di guerra. Figure eminenti come David Crane, il quale ha lavorato per decenni nei crimini di guerra ed è stato procuratore capo del Tribunale speciale delle Nazioni Unite in Sierra Leone, stanno guidando gli sforzi per istituire un tribunale speciale che processi la Russia per il crimine di aggressione contro l’Ucraina. Crane, inserito nel 2022 nella “lista nera” russa, ha lavorato instancabilmente per costruire un meccanismo di giustizia internazionale che possa chiamare Putin e i suoi collaboratori a rispondere delle loro azioni davanti alla comunità internazionale. In un’intervista a Deutsche Welle, Crane ha evidenziato i progressi del Consiglio d’Europa in questa direzione, sottolineando che l’istituzione di un tribunale di tale portata rappresenterebbe un passo decisivo verso la giustizia globale.

Keir Starmer, Primo Ministro britannico, ha recentemente ribadito il supporto del Regno Unito all’Ucraina, sottolineando che il suo Paese non cerca un conflitto diretto con la Russia, ma continuerà a sostenere il diritto di autodifesa ucraino nel contesto dell’invasione russa.

Nel frattempo, il primo ministro britannico Keir Starmer ha cercato di attenuare le tensioni, affermando che il Regno Unito non cerca un conflitto diretto con la Russia, nonostante il pieno sostegno all’Ucraina. Starmer, alla vigilia del suo incontro con il presidente americano Joe Biden, ha voluto chiarire che l’obiettivo del suo Paese è quello di fornire all’Ucraina i mezzi necessari per difendersi, senza però trascinare il Regno Unito in uno scontro aperto con Mosca.

Il quadro che emerge è quello di un conflitto in bilico tra nuove alleanze e potenziali escalation. La NATO, nonostante i suoi sforzi per mantenere un profilo prudente, sta vedendo il proprio ruolo evolversi in modo sempre più attivo, mentre la Russia continua a lanciare segnali minacciosi. Le parole di Putin, accompagnate da azioni sempre più aggressive lungo i confini della NATO, sembrano suggerire un futuro incerto e carico di rischi per la sicurezza internazionale.

Il futuro della guerra in Ucraina, e forse della stabilità globale, dipenderà dalle scelte che verranno prese nei prossimi mesi. Con le tensioni che crescono inesorabilmente, ogni mossa politica e diplomatica dovrà essere calibrata con estrema cautela. Siamo di fronte a un bivio storico, in cui ogni decisione potrebbe determinare non solo l’esito del conflitto, ma anche il destino di un intero ordine mondiale. L’escalation sembra più vicina che mai, e con essa, il rischio che il conflitto superi il punto di non ritorno.