Credevamo che la nostra società, dopo gli orrori della Shoà e della seconda guerra mondiale, avesse sviluppato gli anticorpi dell’antisemitismo, ritenendo che il recupero della memoria storica e la condanna del nazifascismo, delle leggi razziali, le doverose commemorazioni del 27 gennaio, svolte per decenni nelle istituzioni, nelle scuole, nei luoghi di cultura, ci avessero finalmente resi immuni da rigurgiti di odio antiebraico, illudendoci che si trattasse di un retaggio ormai relegato al passato.
Ma all’indomani del 7 ottobre abbiamo avuto un brutto risveglio, dovendo prendere atto che il mostro dell’antisemitismo è ancora tra noi ed è ricomparso come l’Hydra con tutte le sue vecchie e nuove teste.
E’ un mostro rispuntato in Europa con il volto di chi aggredisce vecchi e bambini davanti alle sinagoghe, stupra le ragazzine di fede ebraica, che consiglia di non girare con la kippà, che insozza le pietre d’inciampo, che vieta l’ingresso nelle università a studenti e giornalisti ebrei e disegna stelle gialle e mani insanguinate sulle loro case, riaccendendo i più retrivi esempi di etichettamento e demonizzazione nei confronti del popolo ebraico, che applica agli ebrei le caratteristiche dei propri stessi persecutori propalando insinuazioni mendaci, disumanizzanti, stereotipate anche come collettività.
Abbiamo conosciuto e visto la sua nuova faccia nei cortei ammantati di pacifismo dove si grida per l’epurazione degli ebrei “dal fiume al mare”, inneggiando al 7 ottobre quale esempio di “resistenza”, snaturando il valore morale, storico, politico che la stessa Resistenza assurge per la storia del nostro Paese.
L’antisemitismo negazionista della Shoà è quello stesso che, nella sua forma più aggiornata, nega nelle manifestazioni annunciate da parte dei sostenitori di Hamas il pogrom del 7 ottobre, le violenze perpetrate verso donne israeliane, dimenticate nell’indifferenza e nel silenzio dei movimenti femminili internazionali come Me Too solo perché ebree; è l’antisemitismo che riaccende – come nel 1938 – la paura degli studenti ebrei di poter circolare e studiare liberamente nelle nostre università, dove invece si consente agli imam islamisti di invocare il jihad, stuprando la laicità del pensiero e violando i templi sacri della nostra cultura occidentale.
Il nuovo antisemitismo nega il diritto di Israele ad esistere come Stato Ebraico e la sicurezza della sua gente, attraverso l’applicazione di un doppio standard che trascina Israele sul banco dell’imputato innanzi alla Corte Internazionale dell’Aja dimenticando la differenza tra aggressore ed aggredito, boicotta le sue università, la sua cultura, le sue merci.
Antisemitismo ed antisionismo rappresentano oggi un lato della stessa medaglia. L’ostilità verso Israele ha riacceso l’odio verso gli ebrei, ed oggi come allora, è lo stesso odio che uccide e che si insinua nella nostra società, nei gangli della cultura, dell’opinione pubblica, striscia con i suoi vecchi stereotipi nelle istituzioni e trasversalmente nei partiti politici, nelle università e nell’economia.
L’UAII si rivolge a tutte le istituzioni, al Parlamento a tutta la classe politica, affinché una volta per tutte venga posto un argine all’antisemitismo di vecchio e nuovo conio attraverso l’adozione da parte dello Stato Italiano di una legge che recepisca la definizione di antisemitismo IHRA in grado di sanzionare questo fenomeno ed incidere attivamente sulla cultura, sull’azione politica, sulla mentalità diffusa della nostra società. Una legge che non rappresenti, dunque, solo una vera e propria barriera all’antisemitismo, ma che costituisca un valore di civiltà trasversale e condiviso da tutta la classe politica.
Livorno, lì 4 ottobre 2024
Celeste Vichi
(Presidente Unione Associazioni Italia Israele)