In un fulmineo colpo di scena che ha scosso i vertici della diplomazia russa, il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che ha destituito Vladimir Titov, il Primo Viceministro degli Affari Esteri. Pubblicato il 29 luglio 2024, il decreto è entrato immediatamente in vigore, ponendo fine alla lunga e illustre carriera di Titov all’interno del ministero.
Vladimir Titov, nato nel 1958, ha iniziato la sua carriera diplomatica nel 1980 dopo essersi laureato presso il prestigioso MGIMO (Istituto Statale di Mosca per le Relazioni Internazionali). Durante la sua carriera, ha ricoperto numerosi incarichi di rilievo, tra cui Ministro-Consigliere presso l’ambasciata russa in Svezia e Ambasciatore in Bulgaria. Dal 2013, ha ricoperto la posizione di Primo Viceministro degli Affari Esteri, giocando un ruolo cruciale nella gestione delle relazioni con i paesi europei e nelle questioni amministrative del ministero.
La notizia del suo ‘licenziamento’ è stata riportata con enfasi dai principali media russi. Gazeta.ru ha titolato “Putin ha rimosso Titov dal suo incarico di Primo Vice”, evidenziando l’importanza della decisione presidenziale. Anche il canale Telegram e il sito Interfax.ru hanno riportato la notizia, sottolineando l’immediatezza dell’entrata in vigore del decreto.
Questo cambiamento ai vertici del Ministero degli Affari Esteri solleva una domanda intrigante: potrebbe Sergej Lavrov essere il prossimo nella lista di Putin? Lavrov, Ministro degli Affari Esteri dal 2004, è una figura di spicco nella politica estera russa. Nato nel 1950 a Mosca, ha avuto una carriera diplomatica stellare, ricoprendo il ruolo di Ambasciatore della Russia presso le Nazioni Unite dal 1994 al 2004. Conosciuto per il suo stile diretto e talvolta controverso, Lavrov ha giocato un ruolo chiave nelle negoziazioni internazionali della Russia.
La rimozione di Lavrov potrebbe portare una ventata di aria fresca nel Ministero degli Affari Esteri, permettendo a nuove idee e strategie di emergere. Considerando che Lavrov è stato una figura polarizzante, la sua sostituzione potrebbe mitigare alcune delle critiche mosse contro la politica estera russa. Inoltre, un nuovo ministro potrebbe essere più allineato con le attuali priorità politiche del Cremlino, soprattutto in vista di una ipotetica vittoria di Donald Trump, che non ha mai fatto mistero di voler dialogare con Putin.
D’altra parte, destituire Lavrov, che vanta decenni di esperienza e una vasta rete di contatti internazionali difficili da sostituire, potrebbe sortire l’effetto di rendere le relazioni internazionali della Russia ancor più turbolente. Lavrov rappresenta la continuità nella politica estera russa e la sua rimozione potrebbe essere vista come un segno di instabilità interna.
Analizzando la situazione, mentre la destituzione di Titov segnala una possibile riorganizzazione del Ministero degli Affari Esteri, la posizione di Lavrov sembra al momento sicura, sebbene non immune ai capricci della politica dello Zar. Solo il tempo dirà se Putin deciderà di fare ulteriori cambiamenti, ma per ora Lavrov rimane una figura chiave nella diplomazia russa.
Si sa che per la Russia è una questione di un attimo e, visti i precedenti, potrebbero senza alcun problema giustificare l’eventuale caduta di Lavrov, seguendo la consolidata tradizione sovietica.