Difficilmente il talento porta con sé una dose di normalità. Esce al cinema il documentario di Alex Infascelli Mi chiamo Francesco Totti. Presentato al festival del cinema di Roma, è un lavoro sull’universo Capitale e su un romano in grado di emozionare e farsi rispettare da tutto il mondo. Francesco Totti è stato uno dei più grandi calciatori italiani di tutti i tempi e allo stesso modo un uomo di straordinaria umanità dentro e fuori dal campo. Infascelli ne racconta le gesta in maniera essenziale, utilizzandolo come metafora per un modo di pensare e di vivere. Non esiste epica per gli artisti e Totti, essendolo, considera ordinario quello che per altri sia straordinario.
Il racconto alterna filmati di famiglia ai trionfi calcistici dando la parola a Francesco che sembra dialogare con lo spettatore. La cronaca continua con immagini di Roma che si alternano al racconto di quello che Totti è stato, ed è, nell’immaginario collettivo. Speranze che si fondono con le esultanze, storie d’amore legate al ricordo di un gol e la passione per l’ottavo re di una “grande bellezza”. Dalla sua ultima partita il regista regala emozioni pennellando un mito senza seguire inutili scalette temporali.
Gli uomini che hanno fatto la storia di uno sport non vanno celebrati in stile sfarzoso, è sufficiente raccontarli. Infascelli lo sa bene e si limita a trasmettere un’emozione che arriva e si mescola con il rispetto di qualcuno apprezzato da tifosi e avversari per la sua notevole leggibilità. Un lavoro che parla di vita e che sarà apprezzato anche dai non amanti del pallone o dai tifosi di altre squadre. Un documentario in grado di descrivere il valore di uno sport e quanto non sia necessario essere gelidi per dimostrare del talento. Ottimo il montaggio che alterna filmati inediti ai colpi di classe del numero 10 , la struttura scelta da Infascelli trasmette emozioni non nozioni.