Quando si mette un nemico dotato di armi nucleari spalle al muro si rischia una guerra nucleare.
Se si accetta la semplice logica di questo principio allora dovrebbe essere chiaro che, quando si discute se permettere all’Ucraina l’uso di armi a lungo raggio occidentali sul territorio russo, o se fornirle o meno questo o quello strumento bellico, non ha alcuna utilità dividere chi è a favore e chi è contrario in categorie morali come “coraggiosi” o “paurosi”. A fronte di un nemico che possiede armi nucleari l’unico principio dirimente è la valutazione del rischio di escalation.
A costo di ripetersi: ci sono studiosi che hanno dedicato la loro esistenza all’inquadramento teorico della gestione dell’escalation nucleare e che hanno prodotto libri, saggi, articoli a stampa; ci permettiamo di insistere sul fatto che tali esperti sono l’unico riferimento autorevole quando si affronta questa questione. Prendiamo qui in considerazione il Prof. Robert Powell, il quale ha teorizzato che la parte in conflitto con maggiori interessi in gioco è quella che più è disponibile a rischiare l’uso dell’arma nucleare. Il lavoro di Powell, semplificando, attinge dalla Teoria dei Giochi, una sofisticata disciplina alle cui applicazioni hanno lavorato molti matematici premi Nobel. Citiamo tra questi il solo John Nash, visto che molti tra noi lo hanno conosciuto nell’interpretazione di Russel Crowe nel film: “A beautiful mind”.
La teoria di Robert Powell ha trovato applicazione nella postura nucleare NATO durante la seconda parte della Guerra Fredda. Negli anni ’80 la Russia aveva un potenziale nucleare simile a quello statunitense ed un esercito enormemente più forte di quelli degli Stati democratici dell’Europa occidentale. Per evitare questo svantaggio prese forma la dottrina della Guerra Nucleare Coercitiva. Vennero schierate in territorio europeo diverse armi nucleari tattiche, bombe atomiche a basso impatto ed a bassa resa. Questo tipo di schieramento si basava sull’idea che in caso di invasione russa gli Stati Europei avrebbero visto la loro stessa esistenza in pericolo e sarebbero stati spinti ad usarle. La “parte con maggiori interessi in gioco” avrebbe così dimostrato la volontà assoluta di andare fino in fondo nel conflitto ad un attaccante che di fatto aveva molto meno da perdere . La Guerra Nucleare Coercitiva è una dottrina di deterrenza basata sulla propensione al rischio che scaturisce da un pericolo esiziale ed è l’espressione della determinazione a farvi fronte: non punta a rovesciare le sorti militari del conflitto ma a costringere un avversario a recedere visto che da un’escalation nucleare avrebbe più da perdere che da guadagnare. Nella Guerra Nucleare Coercitiva la bomba atomica diventa così l’arma del più debole – di chi si ritrova con le spalle al muro – non del più forte.
LA RUSSIA CON LE SPALLE AL MURO. UN CONCETTO NON INTUITIVO.
Gli Stati Uniti hanno trionfalmente annunciato che, in anticipo su quanto previsto, sono ora in grado di produrre 80.000 proiettili di artiglieria da 155mm al mese; la Russia in Ucraina spara 80.000 proiettili di artiglieria in 8 giorni. Con queste premesse nessuna persona ragionevole può pensare che la coalizione che supporta l’Ucraina possa anche solo immaginare di conquistare la Russia e sottometterla, partizionarla o altro. Eppure è esattamente questo che Putin ripete ai russi ogni giorno. Alcuni esponenti politici europei hanno un bel ripetere che “non siamo in guerra con la Russia”, la Russia ha chiarissimo che è in guerra con noi (ed ha in senso generale ragione: si chiamano “guerre per procura” e son vecchie come il mondo), e ritiene che l’esito di questa guerra contro “l’occidente allargato”, come Putin lo chiama, definirà il destino della Russia stessa. Crediamo che tutto ciò non possa essere semplicemente derubricato a mera propaganda.
I regimi dittatoriali si basano sulla forza e suila fedeltà a un leader che si considera illuminato, questa base ideologica li rende molto fragili in caso di una sconfitta in guerra. La Russia in particolare rappresenta un caso di scuola: la sconfitta nella Guerra Russo-Giapponese (1904-1905) segnerà la fine dell’assolutismo zarista e porterà alla rivoluzione liberale del 1905, la pessima condotta durante la Prima Guerra Mondiale sarà decisiva a determinare la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, la sconfitta nella Guerra dell’ Afghanistan (1979-1989) contribuirà in modo importante al crollo dell’ Unione Sovietica. Putin tutto questo lo sa, e sa che un’umiliazione in Ucraina potrebbe mettere in pericolo quella che lui chiama “Russia”, e cioè il suo regime, la sua base di potere, la sua vita stessa. Se Putin dovesse percepirsi “con le spalle al muro” potrebbe probabilmente applicare quella Guerra Nucleare Coercitiva imparata dalla NATO durante la seconda parte della Guerra Fredda. Comunque la si veda, quando si parla dei metodi per difendere l’Ucraina dall’ aggressione russa, questa ipotesi non può mai essere messa da parte. In questa luce, si dovrebbe comprendere che la gestione dell’ escalation in questa guerra non può essere affidata né alle emozioni popolari né al senso di giustizia o alle propensioni ideologiche di questo o quell’esponente politico.
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