Parigi celebra Charlotte Perriand e lo fa senza mezze misure, dedicandole l’intera Fondation Louis Vuitton, immenso spazio d’arte immerso nella natura. Architetta, designer, urbanista, fotografa, impegnata attivista politica, Charlotte Perriand ha dedicato la sua vita perseguendo l’obiettivo di reinventare la concezione dell’abitare e conseguentemente del vivere.
In comunione con le macchine e la natura
Sono i primi Anni 20 quando una giovanissima Charlotte Perriand, determinata a diventare architetta, sfidando il suo tempo che ne faceva un mestiere da uomini, lavora sul design del proprio atelier e lo mette in mostra. Lo stile è già quello che contraddistinguerà il suo lavoro, sul filo della modernità e dell’invasione della meccanica che la caratterizza. Macchinari, auto, ingranaggi fanno da ispirazione per sedie, tavoli e altri oggetti di arredamento, dai materiali ghiacciati come metallo e vetro, le forme squadrate e le linee semplici.
La natura, con i suoi curiosi oggetti – tronchi d’albero, ciottoli, ossa di animali – arricchisce il suo immaginario, dando vita a nuove forme. Charlotte Perriand li raccoglie e fotografa nelle sue esplorazioni in compagnia di amici e colleghi, come lei artisti e sognatori.
Alla base della sua opera, un credere fermamente nel rapporto di unità tra architettura, arte e scultura. Lavori di Pablo Picasso, così come dell’artista e amico Fernand Leger, tra gli altri, fanno così da complemento, in mostra, al lavoro della Perriand, ritagliandosi il proprio spazio nelle 11 gallerie della Fondation Louis Vuitton.
L’arte di reinventare il modo di vivere
Indipendente, ribelle, con il suo taglio “alla garçonne” e uno stile di vita contro gli schemi, Charlotte Perriand rifiuta quel modo di vivere borghese che le precedenti generazioni avevano lasciato in eredità. Nel cuore del suo lavoro, l’arte di abitare in comunione con i propri sensi, nel rispetto dell’ambiente e nel modo più sostenibile possibile, con l’obiettivo di migliorare profondamente il quotidiano.
Uno stile e una filosofia di vita che non lascia indifferenti gli architetti Le Corbusier e Pierre Jeanneret, dei quali, sul finire degli Anni 20, diventa una preziosa collaboratrice. Alla Perriand viene affidato il compito di riempire gli spazi, “dare vita all’arredamento”, realizzando sedie, poltrone, tavoli e mobili di ogni sorta, in uno stile minimalista che da ai vuoti la stessa importanza degli oggetti.
Il Giappone, così lontano, così vicino
Leggerezza delle forme e del pensiero avvicinano l’architetta al Giappone nei primi Anni 40. L’invito ricevuto da parte del governo in qualità di consigliera nella produzione di arte industriale darà inizio a un fortissimo legame di mutua ammirazione e rispetto tra l’artista e questo paese, che ne farà uno dei suoi riferimenti in tema di architettura e design.
In Giappone, Charlotte Perriand scoprirà una cultura in cui tavoli e sedie scompaiono, la gente dorme su futon direttamente a contatto col suolo e le forme si fanno ancora più delicate. Le sue creazioni si arricchiranno di nuovi materiali, come il legno o il bambù. La comunione tra architettura, arte e scultura troverà definitivamente una sua concretezza.
Un’opera svariata, in continua ricerca
Se mobili e pezzi di design rappresentano la maggior parte del lavoro di Charlotte Perriand, ad essi si affiancano architetture di ogni genere, da prefabbricati modulabili e semplici da assemblare, concepiti per le situazioni di urgenza, a scuole e strutture immerse nella natura. Come l’immensa residenza realizzata nella stazione sciistica di Les Arc, in quella Savoia in cui Charlotte Perriand era nata e aveva passato la sua infanzia, conservandone nel cuore un amore incondizionato per la montagna.
Ultimi giorni, quindi, per “incontrare” una donna straordinaria, che ha lasciato il segno in quasi un secolo di vita e per sempre nel modo di concepire l’abitazione, il design, il vivere secondo i propri schemi e la propria libertà, in comunione con il prossimo e la natura.