Cecilia Sala: il prezzo è stato pagato

Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha presentato alla Corte d’Appello di Milano una richiesta ufficiale per la revoca degli arresti di Mohammad Abedini Najafabadi

La liberazione della giornalista italiana Cecilia Sala, arrestata settimane fa in Iran, rappresenta una vittoria importante per l’Italia. Tuttavia, è chiaro che non è avvenuta senza un costo significativo. Oggi, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha presentato alla Corte d’Appello di Milano una richiesta ufficiale per la revoca degli arresti di Mohammad Abedini Najafabadi, cittadino iraniano detenuto nel carcere di Opera. Questo atto segna la conclusione di una trattativa diplomatica complessa che ha coinvolto direttamente il governo italiano, gli Stati Uniti e l’Iran.

Il ruolo della trattativa internazionale

Fonti vicine al dossier rivelano che la liberazione di Abedini Najafabadi era una condizione imprescindibile posta dall’Iran per il rilascio di Cecilia Sala. A confermare il carattere internazionale della vicenda è stato il recente viaggio della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Florida. Durante la visita, Meloni avrebbe ottenuto il benestare del futuro presidente Trump per procedere alla scarcerazione del cittadino iraniano, detenuto in Italia su richiesta americana.

Il contesto giuridico

La nota ufficiale del Ministero della Giustizia chiarisce le ragioni giuridiche della revoca degli arresti. Secondo l’articolo 2 del trattato di estradizione tra Italia e Stati Uniti, l’estradizione è consentita solo per reati riconosciuti come tali da entrambe le parti.

Tuttavia, le accuse mosse dagli Stati Uniti contro Abedini Najafabadi, tra cui associazione a delinquere finalizzata alla violazione dell’IEEPA (una legge statunitense sulle sanzioni economiche internazionali) e supporto materiale a organizzazioni terroristiche, non trovano un corrispettivo nel codice penale italiano.

Inoltre, il Ministero ha sottolineato la mancanza di prove sufficienti a supportare le accuse. Le attività di Abedini Najafabadi sembrano limitarsi a operazioni commerciali con l’Iran, che includono la produzione e vendita di strumenti tecnologici con possibili applicazioni militari, ma non esclusivamente tali.

Giorgia Meloni e il benestare di Trump

Il viaggio della premier Meloni a Mar-a-Lago, inizialmente presentato come un’occasione per rafforzare i rapporti bilaterali con gli Stati Uniti, si è rivelato cruciale per la risoluzione della vicenda. Durante gli incontri con il futuro presidente Trump e i suoi consiglieri, Meloni avrebbe esposto la posizione italiana, ottenendo un tacito via libera per la liberazione di Abedini Najafabadi. Questo passaggio è stato fondamentale per garantire il successo dell’operazione che ha riportato Cecilia Sala in Italia.

La decisione americana di consentire la scarcerazione potrebbe essere letta come una dimostrazione di fiducia nelle istituzioni italiane, ma rischia di alimentare tensioni interne negli Stati Uniti, dove le accuse contro Abedini Najafabadi erano state trattate con grande serietà.

L’efficacia della diplomazia italiana

La liberazione di Cecilia Sala sottolinea il valore e l’efficacia della diplomazia italiana, pur sollevando interrogativi sul prezzo pagato per raggiungere questo obiettivo. La scarcerazione di un cittadino iraniano accusato di legami con il terrorismo, insieme al coinvolgimento diretto degli Stati Uniti, evidenzia la complessità delle negoziazioni necessarie per il rilascio di un ostaggio.

Per l’Italia, il ritorno di Cecilia Sala a casa, sana e salva, rimane il risultato più importante.