Emergenza clima. Tempeste e grandine nel Nord Italia, roghi e incendi al Sud italia, vittime per bufere di vento e disagi per mancanza di collegamenti per il gas e luce ovunque. In generale, le temperature più calde registrate negli ultimi anni stanno cambiando i modelli meteorologici e sconvolgendo gli equilibri naturali, causando notevoli rischi per gli esseri umani e per tutte le altre forme di vita sulla Terra.
Chiediamo un commento sugli ultimi fatti di cronaca ad Andrea Giuliacci, meteorologo e climatologo, docente di Fisica dell’atmosfera all’Università degli Studi di Milano Bicocca, che dal 2002 cura le previsioni per Tg Mediaset e per Mattino Cinque. Andrea Giuliacci è autore di libri di metereologia e climatologia e di numerose pubblicazioni scientifiche, nonchè del libro di nuovissima uscita “Nella peggiore delle ipotesi” Come il clima cambierà il mondo se non faremo nulla per evitarlo“, Rizzoli, 2023.
Nel suo ultimo libro lei prospetta gli scenari possibili di un cambiamento climatico in continua evoluzione e una grave crisi energetica, tali per cui l’economia mondiale sarà messa a dura prova.
Quello che stiamo vivendo in questi giorni in Italia rientra nel quadro da lei prospettato o si tratta di fenomeni isolati?
Gli eventi di questi giorni si possono certo imputare al cambiamento climatico, rientrando in quei famosi scenari (trattati nel mio ultimo libro) di ciò che potrebbe accadere. Il caldo estremo oltre i 40 gradi per un periodo prolungato su un’area diffusa è un chiaro indizio di questo. Si sono verificate ondate di caldo sempre più frequenti negli ultimi anni, tutte le estati più calde degli ultimi decenni si sono concentrate negli ultimi dieci venti anni. Dobbiamo quindi aspettarci situazioni simili con maggiore frequenza nei prossimi anni. Piogge estreme ? Non si può stabilire scientificamente che i violenti temporali su Milano di questi giorni siano stati causati dal cambiamento climatico in atto, tuttavia è vero che questi fenomeni ( su Milano, Brescia, Friuli) si ripetono con grande frequenza . Direi che si tratta di due facce della stessa medaglia. Nell’atmosfera c’è più calore e si arriva a temperature più elevate ma è proprio questo surriscaldamento che determina l’estrema violenza dei fenomeni atmosferici. I temporali “hanno più carburante da spendere” e determinano nubifragi, grandinate e raffiche di venti.
Lei è membro di Climate Without Borders, network mondiale di meteorologi televisivi impegnati per una corretta informazione sul cambiamento climatico. Ritiene che l’informazione sui fenomeni climatici e sul cambiamento del clima globale sia corretta da parte dei media o c’è di fatto una enfatizzazione e un allarmismo generali?
Sottolineo due aspetti importanti: talvolta si vuole negare il cambiamento climatico talvolta si eccede nell’informazione.Tutto nasce da una mancanza di informazione, ma mi spiego meglio. Non nutrendosi di solide basi scientifiche capita spesso che i media semplifichino eccessivamente o interpretino male alcune notizie. Un esempio? Parlare dei 50 gradi registrati in una grossa fetta del nostro continente, notizia diffusa da ESA che mostrava una mappa coi 50 gradi registrati al suolo su una fetta del continente. Questa è stata una chiara incongruenza, poiché trattavasi della temperatura del terreno e non dell’aria, come interpretato dall’utente comune. A volte, dicevamo, si genera inutile allarmismo, anche in buona fede: si creano così ansia e paura che portano all’inazione. Credo invece di assoluta necessità spiegare ai cittadini come stanno le cose, cercando di coinvolgerli all’azione cioè al contrasto al cambiamento climatico . Questo porterebbe alla “mitigazione” cioè a inquinare di meno ma anche all’ adattamento graduale al clima che muta.
E’ convinto che il clima stia cambiando molto rapidamente e per mano dell’uomo?
Sono convinto che il clima stia cambiando sempre più rapidamente e per mano dell’uomo. Questa affermazione è “virtualmente certa”. Cosa si intende con questa espressione? Ve lo spiego subito. Che il clima sia cambiato e muti ce lo dice la scienza, lo testimoniano i dati raccolti attraverso i termometri sparsi in tutto il mondo e lo testimonia un secolo di storia climatica dal 1880 in poi. Tutte le prove vanno in questa direzione, al 99 per cento sicuramente cioè, che la maggior parte dei cambiamenti climatici dal 1950 sia dovuto alle emissioni di gas serra delle attività antropiche. Se domani si dovesse dimostrare scientificamente che le cause sono altre, allora si vedrà di convincersi diversamente.
Lei nel suo libro afferma che cresceranno i casi di “ansia ambientale” e casi di disturbi psicologici. E’ davvero così?
Diversi studi affermano che, a causa del cambiamento climatico e dell’imperversare di eventi meteo estremi sempre più frequenti, stia crescendo il numero di casi di affezione da “ansietà ambientale”. Studi approfonditi dimostrano che chi ha sofferto eventi catastrofici, tipo alluvioni, inondazioni o tornado soffra di un disturbo psichico paragonabile allo stress post-traumatico dei reduci di guerra. Inoltre, è stato provato che, di fronte ai toni sempre più allarmistici legati al cambiamento climatico, una fetta della popolazione oramai sia assuefatta e provi una certa apatia, una “amnesia ambientale generazionale” che non genera più emozione e preoccupazione.
Quali sono le politiche attive che potrebbero aiutare la popolazione?
Di politiche attive per contrastare il cambiamento climatico ce ne sono diverse, oggi si parla di misure urgenti più o meno importanti, ma che vanno tutte nella medesima direzione. E’ noto che si senta sempre più spesso parlare di transizione ecologica o di transizione energetica. Le politiche ambientali devono essere sempre più volte a favorire l’economia e lo sviluppo nel rispetto dell’ambiente e della sua sostenibilità: è così che si deve prevedere un passaggio dall’utilizzo dell’ energia prodotta con combustibili fossili con emissione di gas serra a nuove forme di energie rinnovabili (energia eolica, solare, geotermica, idroelettrica) o ad altre energie alternative ma non rinnovabili, ad esempio il nucleare
Le azioni devono essere mirate a evitare gli sprechi( pensiamo banalmente ai locali iper-riscaldati in inverno o altri casi di sprechi energetici domestici) ma anche all’adattamento al cambiamento di cui parlavamo prima. Servono sempre più aree verdi per contrastare il caldo nelle città, fiumi riportati a scorrere in superficie, utilizzo di colori chiari che riflettono di più la luce solare e che si scaldano meno, nonché creazioni di serbatoi e invasi che gestiscano le acque in eccesso e le distribuiscono nei periodi di siccità. Ma la politica attiva più efficace , secondo me, rimane l’istruzione e conoscenza da parte del cittadino comune, che parta dall’educazione nelle scuole. Solo così si potrà costruire oggi il cittadino di domani, consapevole e ben disposto alle scelte giuste per rispettare l’ambiente e contrastare il cambiamento climatico.
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