Anche se il fondo americano Red Bird è alla guida del club rossonero da poco più di un anno, la domanda in questione non è affatto peregrina. Vediamo di seguito perché. Nei giorni scorsi sono circolate diverse indiscrezioni (rilanciate da alcune note testate giornalistiche) secondo le quali Jerry Cardinale (numero uno di Red Bird) avrebbe compiuto alcuni viaggi in Medio Oriente con l’obiettivo di cercare investitori (legati soprattutto al mondo arabo), per ripianare il prestito concesso dal fondo Elliott (vendor loan di circa 600 milioni di euro) che andrà in scadenza nell’agosto del 2025. In sostanza, stando a quanto riportato dai suddetti giornali, il lungimirante Gerry Cardinale si starebbe muovendo già adesso allo scopo di cercare di reperire la somma di circa 700 milioni di euro che, come detto, dovrà restituire nel 2025 ad Elliott (comprensiva sia del capitale prestato che degli interessi maturandi) evitando, in tal modo, di arrivare a ridosso della suindicata scadenza con l’ansia di non riuscire a saldare, nei termini contrattualmente stabiliti, il fondo americano. Tuttavia, tale motivazione dei riferiti recenti viaggi del numero uno di Red Bird non appare affatto convincente. Che senso avrebbe, infatti, andare in giro a cercare di ottenere un prestito per estinguere quello concesso da Elliott se in questo momento i tassi d’interesse sono alle stelle?
Ciò risulta ancor più incomprensibile se consideriamo che il tasso applicato al prestito vigente si attesta (secondo quanto trapelato) nella misura di appena il 7%. Inoltre, non appare credibile che Cardinale vada a farsi un giretto tra i paesi del Golfo Persico per reperire un finanziamento quando questo tipo di operazione può essere tranquillamente svolta da un “advisor”. Più fondata (ma non a sufficienza, per come vedremo) sembra essere la motivazione concernente la ricerca di un socio di minoranza in grado di iniettare capitali freschi che consentano al patron del Milan di guardare con più serenità alla scadenza del mentovato finanziamento. Cardinale potrebbe quindi essersi recato in Medio Oriente per cercare un partner solido che abbia voglia di credere nel progetto che “Red Bird” sta portando avanti per il Milan. Tuttavia, anche questa motivazione non convince. A tal proposito occorre tenere ben presente che, a garanzia del prestito erogato a Red Bird, le azioni del Milan sono state concesse in pegno al fondo Elliott, il quale esercita tale diritto reale di garanzia tramite il proprio veicolo lussemburghese “Rossoneri Sport Investment Luxembourg” (v. sotto).
La costituzione del pegno fa si che, per consentire ad un eventuale soggetto terzo di acquisire una quota azionaria della squadra meneghina (anche minima) andrebbe immediatamente estinto il pegno, cosa che può avere luogo esclusivamente mediante l’integrale corresponsione della somma spettante ad Elliott (naturalmente secondo gli accordi in essere tra quest’ultimo e Red Bird). Se così è, appare evidente che l’ingresso di un socio di minoranza non risulta essere un’opzione realmente praticabile in quanto sarebbe chiaramente controproducente per il fondo di Cardinale, il quale dovrebbe estinguere subito il prestito concesso da Elliott senza poter contare su un introito (quello proveniente da tale ipotetico nuovo socio) sufficiente a tale scopo. Si potrebbe obiettare che codesto ipotetico socio potrebbe esso stesso saldare integralmente Elliott entrando, conseguentemente, nella compagine azionaria del club rossonero.Tuttavia, anche questa ipotesi non risulta praticabile per la semplice ragione che giammai un soggetto (sia esso un fondo o una holding) metterebbe sul piatto una cifra di circa 700 milioni di euro (quella necessaria per estinguere il prestito di Elliott) per acquisire una mera quota di minoranza.A conferma di ciò va considerato che l’attuale valore di mercato del Milan si aggira (volendo applicare un incremento del valore della rosa dei calciatori nell’ultimo anno) all’incirca su 1,3 miliardi di euro (ricordiamo che nel 2022 detto club è stato acquistato da R.B. per 1,2 miliardi di euro) ragion per cui l’ipotetico soggetto interessato a diventare “socio” di Cardinale dovrebbe versare a quest’ultimo più della metà del valore del club (ovvero i suddetti circa 700 milioni di euro) senza però acquisirne la maggioranza azionaria. Pare ovvio che si tratta di un’ipotesi che non sta affatto in piedi poiché fuori da ogni logica.
Se, dunque, dobbiamo scartare anche la ricerca di un socio di minoranza, l’unica motivazione realmente plausibile dei recenti viaggi di Cardinale in Medio Oriente resta quella della ricerca di un acquirente dell’intero pacchetto azionario della società milanese. Anzi, non è azzardato ipotizzare che l’attuale numero uno del club rossonero abbia già intavolato delle trattative (magari già a buon punto) con un qualche soggetto (molto probabilmente un fondo) dell’area del Golfo Persico, perché, se così non fosse, non si vede per quale ragione costui avrebbe dovuto recarsi più volte in quell’area, essendo risaputo che le trattative “di rito” vengono normalmente portate avanti dagli advisors. In definitiva, rispondendo alla domanda che ci siamo posti inizialmente, possiamo concludere che non ci stupiremmo affatto se, nel giro di qualche mese, si materializzasse la cessione del club rossonero. D’altronde, in tale ottica, l’importante somma da restituire ad Elliott (il quale, nonostante tutto, esercita tuttora sulla società milanese una notevole influenza nella gestione del club per via del rilevante capitale prestato e del pegno azionario di cui gode) unitamente ai capitali da mettere comunque in campo per avviare concretamente il progetto stadio a San Donato e soprattutto, sotto quest’ultimo aspetto, il lungo periodo di tempo necessario per realizzare il nuovo impianto, possono aver dato la spinta decisiva a Cardinale nell’ottica della cessione del club.
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