Caivano è tornata alla ribalta per una storiaccia di stupro violenta. Lì Don Patricello combatte ogni giorno. Oggi dopo le operazioni ad alto impatto e le visite governative, la camorra di strada, la narcocamorra come la chiamo io, insiste e spara. Spara per terrorizzare, spara per una guerra tra clan, spara per sfida allo Stato che è intervenuto e forse spara pure per una sua insicurezza in quanto si deve far vedere e dimostrare che non molla.
Lo Stato non va mai sfidato nelle democrazie solide. Lo Stato magari è lento, burocratico ma quando gli si dichiara guerra interviene con la dovuta forza. Ai siciliani di Cosa Nostra non son bastati gli attentati del 92-93, lo Stato li colpì con i processi i 41bis ed i vespri siciliani. Ai casalesi è toccato pagare caro i morti di Castelvolturno.
Oggi i narcocamorristi vanno colpiti duramente senza sconti. Personalmente ritengo che le operazioni alto impatto devono continuare perché, a prescindere dai critici, servono, alle quali aggiungerei una operazione modello vespri siciliani ovviamente dimensionata per Caivano. I vespri son stati l’operazione anti mafia con i militari in assetto di guerra ma al servizio delle forze dell’ordine, che dopo le stragi del 92 per alcuni anni hanno permesso il ripristino del controllo del territorio in un momento difficilissimo in cui cosa nostra imperversava. Mi ricordo che Antonino Caponnetto era favorevole a tale operazione, unico tra i progressisti. Oltre a tale operazione consiglierei, per eliminare le stese di camorra di alzare le pene per chi detiene o conserva armi da fuoco. Una pena di 8 – 10 anni sarebbe un ottimo deterrente.
Non bisogna infatti commettere l’errore di dire che oggi le mafie non sparano più. Le mafie se serve ai loro scopi sparano come appunto a Caivano, dove secondo l’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia operano i SAUTTO-CICCARELLI in asse con i CAPPELLO-BONACCORSI di Catania. Altri clan presenti sono gli AMATO – PAGANO che grazie ai rapporti coI coi calabresi e coi narcos internazionali inondavano di droga il territorio. Presente pure il clan MOCCIA ed il sodalizio SAUTTO/CICCARELLI che gestirebbe in via esclusiva tutte le attività illecite e, in particolare, le numerose piazze di spaccio del complesso popolare denominato “Parco Verde” oltre alle assegnazioni abusive. delle case popolari. Quindi clan abbastanza potenti e da non sottovalutare concentrati in un territorio relativamente piccolo.
Il recupero di Caivano deve, oltre ad essere necessario, pure essere aiutato, oltre che con una repressione mirata, non con i soldi a pioggia, come dice Don Patricello, ma con forti azioni sociali di cui il recupero della palestra è un buon inizio. Stato e società civile unite a prescindere dalle idee politiche possono vincere la battaglia con i clan.
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