L’Esercito Ucraino è entrato in territorio russo. L’attacco si è sviluppato nella parte nord del lungo fronte che divide gli schieramenti. Elementi della 22ma Brigata Meccanizzata appoggiati da blindati “Stryker” della 88ma Brigata Aerea d’Assalto sono penetrati per circa 15 chilometri oltre il confine russo partendo dall’area di Sumy, in Ucraina, e per ora hanno conquistato alcuni insediamenti e catturato una trentina di prigionieri. L’attacco si muove in direzione della città russa di Kursk; siamo nelle prime fasi dei combattimenti e, come sempre in questi casi, ci giungono per ora notizie frammentarie ed incerte.
L’operazione in corso sta sollevando forti perplessità. Non si comprende bene quali potrebbero essere i risultati di un attacco di questo tipo; i russi hanno da tempo stabilito un Gruppo Militare Nord proprio in quella zona e quindi dovrebbero essere ben posizionati sia come personale sia come mezzi, oltretutto sul territorio russo possono essere usati in combattimento anche i coscritti e quindi l’attacco non dovrebbe distrarre un gran numero di forze russe impiegate in altre zone del fronte. Azioni offensive come quella in corso risucchiano un gran numero di risorse e normalmente seguono la regola per cui chi attacca subisce sempre maggiori perdite rispetto a chi difende e tutto questo accade mentre il fronte ucraino del Donbass, più a sud, continua ad arretrare a causa della mancanza di personale. La situazione a Niu York è disperata, Toretsk è ormai nel mirino e nella direzione di Pokrovsk le difese ucraine continuano ad arretrare mentre sembra che alcune formazioni russe siano riuscite a scavalcare il canale Silversky Donetsk, la difesa naturale che ha permesso fin qui alla cittadina di Chasiv Yar di resistere.
La lunga offensiva russa del 2024 è stata ben concepita. I russi hanno saputo comprendere ed adattarsi alle caratteristiche della guerra in corso la quale, sia per la natura del terreno conteso, sia per gli sviluppi tecnologici nel campo dell’osservazione, sconsiglia di tentare grandi assembramenti di uomini e mezzi da lanciare tutti insieme all’attacco. L’offensiva russa a cui assistiamo non è stata ideata per produrre ampi sfondamenti del fronte attraverso i quali far fluire grandi armate che penetrino in profondità; i russi sanno di poter contare sulla superiorità numerica della propria aviazione, della propria artiglieria e delle proprie truppe e per questo vanno all’attacco su un fronte amplissimo, in modo di assottigliare le difese ucraine, ed avanzano con piccole formazioni di fanteria in modo misurato ma costante. Nelle ultime settimane la velocità dell’avanzamento russo e aumentata, le truppe del Cremlino guadagnano uno o due chilometri al giorno e non più poche centinaia di metri, a testimonianza delle difficoltà sempre maggiori che le difese di Kyiv stanno incontrando. Come sia venuto in mente allo Stato Maggiore Ucraino di adoperare circa due brigate per invadere la Russia in una situazione in cui tutto dimostra che Kyiv dovrebbe risparmiare al massimo le sue risorse umane rimane difficile da comprendere.
Sullo scetticismo di chi scrive pesa il risultato della fallita offensiva ucraina dell’estate 2023. Quando le brigate di Kyiv attaccarono la linea Surovikin a Robotyne ed a Verbove, cercando di colpire i russi esattamente lì dove i russi li attendevano, in molti pensammo che si trattasse di una manovra diversiva, la quale doveva preludere al vero attacco che si sarebbe sviluppato altrove; pareva infatti improbabile che gli ucraini, quasi senza aviazione, andassero all’offensiva contro difese statiche bene organizzate gettando al vento anche la possibilità di usare il fattore sorpresa. Gli ucraini fecero esattamente questo. All’epoca Kyiv veniva da grandissimi risultati sul campo e l’esercito russo si era mostrato in molte occasioni straordinariamente sotto-performante e questo lasciava spazio ad un attestato di fiducia riguardo alle operazioni concepite dai vertici militari ucraini. Alla luce di quel passato fallimento questa fiducia oggi tende un po’ a scricchiolare.
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