In questo periodo storico succedono cose mai viste prima. Da una guerra campale con la Russia sul suolo europeo a una nave della Marina americana attaccata nel Mar Rosso che non fa neppure più notizia. Tra le cose mai viste prima c’è lo scontro diretto tra Israele e l’Iran. Il territorio della Repubblica Islamica attaccato da quello che gli ayatollah definiscono “il Satana sionista”, sta provocando reazioni a catena a Teheran. Si susseguono le dichiarazioni di decine di esponenti politici e militari e il Ministro degli Esteri iraniano gira senza sosta tra i Paesi islamici.
All’indomani dell’attacco israeliano i giornali iraniani non si sono pronunciati all’unisono. Sanzadeghi, lo Shargh Daily ed altre testate hanno pubblicato articoli che consigliavano cautela e suggerivano anche di astenersi a reagire militarmente; su di loro si è scatenata la rabbia delle testate intransigenti, come Kayhan o Vatan Emrouz le quali non hanno esitato ad accusare di tradimento i giornali che chiedevano moderazione ed hanno fatto appello ai giudici per la loro censura. Se è evidente che esiste una corrente intellettuale di “Iran firstener” è comunque da darsi per scontato che in Iran il potere sta nelle mani di chi ha il fucile e costoro hanno ripetuto a iosa che la Repubblica Islamica risponderà ad Israele con un nuovo attacco. Si diceva prima che lo scontro militare diretto Israele – Iran è una novità assoluta: in questi casi fare previsioni è difficile e prendere come riferimento episodi del passato potrebbe essere fuorviante. Tuttavia, per tutto ciò che si legge e si sente, un nuovo attacco iraniano è da considerarsi probabile.
L’IPOTESI DELL’ATTACCO DAL TERRITORIO IRACHENO.
Secondo chi scrive la questione è tecnica. Un missile balistico più viaggia lontano più diventa impreciso e più dà tempo alla contraerea nemica di prendere le contromisure. Attaccare dall’Iraq, cioè da una distanza molto più breve rispetto al territorio iraniano, migliorerebbe quindi la pericolosità dei missili iraniani. Attualmente l’Iraq, sul modello libanese, ha un governo costruito su base settaria: il Presidente è un curdo, il Primo Ministro è uno scita, il Presidente del Parlamento monocamerale è (da pochissimo) un sunnita. La maggioranza parlamentare è scita, (ricordiamo che gli sciti iracheni sono arabi-sciti). L’Iraq è un Paese che sta cercando di ricostruirsi dopo le dure guerre che lo hanno devastato; collocato in un equilibrio politico che definire “instabile” è dir poco, si dice alleato sia degli USA che dell’Iran. Come detto, l’Iraq in questo momento sembrerebbe cercare soprattutto una ripresa interna (l’ultimo sondaggio Gallup diceva che il 40% circa della popolazione ha ancora difficoltà a procurarsi il pane quotidiano) ed i suoi vertici politici non sembrano desiderosi di rivedere l’Iraq che si trasforma in un terreno di combattimento. Esistono però in Iraq alcune milizie che prendono ordini dall’Iran ed a cui nulla importa di cosa pensino i vertici iracheni, che comunque non hanno la possibilità di bloccarle. L’Iran ha quindi la manodopera in loco per poter attaccare dall’Iraq; se vi ha anche già spostato missili balistici non sappiamo. Una notazione; si sarà forse notato che gli aerei di Israele attaccano in Siria, attaccano in Libano, attaccano in Iran ma non si sente mai di attacchi israeliani in Iraq. Questo perché i cieli iracheni sono sotto il controllo degli Stati Uniti, i quali, almeno fin qui, non vogliono “intrusi” in quell’area. Vedremo se in caso di attacco iraniano dall’Iraq le cose cambieranno.
LA DETERRENZA AMERICANA
L’Iran e gli Stati Uniti comunicano, non ufficialmente ma comunicano (l’Oman è normalmente uno dei loro canali). Quindi non ci possono essere equivoci: gli Stati Uniti hanno “detto” a Teheran di non aspettarsi tentativi da parte loro di smussare la reazione di Israele se lo Stato ebraico venisse nuovamente attaccato. Molto più significativamente hanno spostato alcuni B-52 Stratofortress nell’area, hanno fatto circolare le immagini dei loro F-15 in volo sui cieli mediorientali, hanno messo in posizione i loro cacciatorpedinieri lanciamissili della classe Arleigh Burke. I colloqui segreti USA-Iran sulla questione nucleare a chi scrive risultano interrotti. L’Iran è avvisato, la palla è nel suo campo. Una notazione: Khomeini negli anni ‘80 diceva che gli Stati Arabi non avrebbero più optato per la guerra contro Israele. Aveva ragione: al di là di ogni chiacchiera, se Teheran va allo scontro frontale diretto con lo Stato ebraico non troverà Nazioni alleate in medio-oriente
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