Non si placano le polemiche attorno alla drammatica vicenda del DC 9 dell’Itavia esploso in volo a causa di una bomba collocata in una delle toilette dell’aereo alle 20:59 del 27 giugno 1980 nel Mar Tirreno meridionale, nel tratto compreso tra le isole italiane di Ponza e Ustica. Dopo le dichiarazioni dell’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato risultate del tutto infondate, sono state tirate in ballo tutta una serie di persone ormai decedute alle quali vengono attribuite responsabilità di ogni tipo. Ultimo della serie è il caso dell’ammiraglio Fulvio Martini, nome in codice Ulisse (deceduto nel 2003 che secondo alcuni avrebbe confidato a Francesco Cossiga che il DC9 venne abbattuto da un missile.
Si tratta del “ teorema Purgatori” raccontato per decenni dal giornalista deceduto lo scorso 19 luglio 2023 – che è stato smentito nelle aule di tribunale e bollato dai giudici come “Ipotesi e scenari più degni della trama di un film giallo che di un pronunciamento giudiziale”. Secondo il Generale di Squadra Aerea Leonardo Tricarico già Capo di Stato maggiore dell’Aereonautica Militare italiana: «Come spesso accade a chi non ha fatti inequivocabili da produrre a sostegno delle proprie tesi o documenti da esibire, ancora una volta si chiamano in causa testimoni ormai passati a miglior vita e quindi inappellabili. È questa volta il caso dell’ammiraglio Fulvio Martini, nome in codice Ulisse deceduto nel 2003, uno dei migliori direttori che l’allora Sismi abbia avuto. Ebbene, Cossiga dice che fu proprio Martini a confidargli che il DC9 fu colpito da un missile francese.
Una attribuzione della quale il partito del missile, Daria Bonfietti in testa, si è appropriata lasciando intendere che il fatto che lo avesse affermato Cossiga dava alla rivelazione il carattere del dogma e dimenticando di citare la fonte che Cossiga stesso rivelo all’Ansa il 26 gennaio 2007. L’Ammiraglio Martini. Il quale avrebbe al contempo rivelato ad Amato la sua ferma convinzione che il velivolo fosse caduto a causa di una bomba. Questo Amato dice sotto giuramento al Sostituto Rosselli nel corso della sua audizione come testimone il 11 dicembre del 2001: “ritenevo che fossero prevalenti gli elementi che portavano all’esplosione di fonte esterna e quindi al missile , mentre Martini propendeva per l’esplosione di fonte interna.
La verità invece è probabilmente in una terza ipotesi: nella sua autobiografia Martini si lascia andare ad uno sfogo, una sorta di liberazione quando afferma che nel 1979 finalmente lascia i Servizi segreti e rientra alla casa madre, la Marina Militare evitando così di restare impigliato in tutte le rogne che avrebbero contraddistinto gli anni 80, Ustica compresa. E -strano- nella sua autobiografia non fa cenno alle possibili cause dell’attentato al DC9.
Viene quindi da pensare che Amato e Cossiga abbiano tirato ognuno Martini per la giacca facendogli dire cose che oggi non può ne’ confermare né smentire ma che sappiamo per certo viveva con fastidio. E che non poteva certificare perché la verità sarebbe emersa solo molti anni dopo, a conclusione del processo penale.
Su tutto questo la nostra Associazione tenterà ancora una volta un confronto pubblico. Inviteremo ad approfondire questi fatti ed altri che hanno segnato questa complicata tragedia tutti coloro che ne hanno argomentato, anche nel revival di queste ultimi mesi, a beneficio di chi ha veramente a cuore la verità e segnatamente della magistratura che sulla questione mantiene ancora le indagini aperte e che probabilmente ha bisogno di essere stimolata »
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