Questa notte, tra il 4 e il 5 settembre, l’Ucraina ha subito un nuovo massiccio attacco aereo da parte delle forze russe, colpendo numerose regioni del paese, tra cui Kiev, Mirgorod, Bila Cerkva, Černigov e Sumy. La popolazione ha vissuto momenti di terrore sotto l’incubo dei droni kamikaze Šached, che hanno sorvolato vaste aree del paese, causando danni e sofferenza.
Le sirene d’allarme, iniziate poco prima della mezzanotte, hanno squarciato il silenzio di Kiev, infrangendo il sonno dei suoi abitanti, costringendoli a vivere un incubo che sembrava non finire mai. Per oltre 9 ore, la città è rimasta sospesa tra paura e speranza, sotto il costante assedio del nemico. La capitale, martoriata ma non spezzata, è stata colpita più volte, ma grazie al coraggio e alla determinazione delle forze di difesa aerea ucraine, la distruzione totale è stata evitata. Miracolosamente, fino a questo momento, non sembrano esserci vittime accertate.
Quando il sole è sorto, Kiev si è risvegliata in uno scenario surreale, con il trasporto pubblico paralizzato e le stazioni della metropolitana colme di cittadini che, ancora scossi, cercavano rifugio e sicurezza. È stata un’altra lunga notte che ha segnato profondamente l’animo di una città che continua a resistere, nonostante l’ombra costante della guerra.
Nel frattempo, come ogni anno, in Russia, a Vladivostok – situata vicino al confine con Cina e Corea del Nord, a circa 7.000 chilometri da Kursk – si è tenuta ieri la seconda giornata del Forum Economico Orientale (Eastern Economic Forum, EEF), che proseguirà fino al 6 settembre presso l’Università Federale dell’Estremo Oriente. L’obiettivo principale del Forum è quello di favorire lo sviluppo economico accelerato dei territori russi dell’Estremo Oriente, attraverso una sempre più intensa cooperazione internazionale tra la Russia e i Paesi della regione Asia-Pacifico. Dopo una visita di Stato in Mongolia, il presidente russo Vladimir Putin è giunto mercoledì, 4 settembre, a Vladivostok, dove nel pomeriggio ha incontrato figure politiche di spicco come il vice primo ministro della Serbia, Aleksandr Vulin, il vicepresidente della Cina, Han Zheng, e il primo ministro della Malesia, Anwar Ibrahim. Oggi, Putin parteciperà a una sessione plenaria, durante la quale pronuncerà un “discorso programmatico” e risponderà alle domande degli ospiti del Forum.
Durante il Forum, il portavoce del presidente della Federazione Russa, Dmitrij Peskov, per placare gli animi, ha riportato che una nuova mobilitazione non è attualmente in discussione, poiché il numero di cittadini russi che desiderano firmare un contratto con il Ministero della Difesa per partecipare all’Operazione Militare Speciale (OMS) continua a crescere. Inoltre, Peskov, mantenendo la stessa linea narrativa adottata sin dall’inizio del conflitto, ha ribadito che la legittimità del governo ucraino è stata compromessa dal colpo di Stato del 2014, sottolineando come l’Operazione Militare Speciale rappresenti una misura estrema. Ha inoltre ricordato che Putin ha ripetutamente manifestato la disponibilità della Russia a una soluzione politico-diplomatica del conflitto. Riguardo alle relazioni con la Francia, Peskov ha chiarito che la questione legata a Pavel Durov non costituirà un motivo per nuovi contatti bilaterali tra i due Paesi.
Tutto questo avviene mentre il bollettino di guerra continua a registrare un crescente numero di vittime, in gran parte civili, su entrambi i fronti. L’Ucraina, già duramente provata da mesi di conflitto, è stata nuovamente colpita da un attacco che si inserisce in una settimana di crescente violenza. Solo ieri, 4 settembre, la città di Lvov è stata teatro di un devastante attacco missilistico, che ha causato la morte di 7 persone e il ferimento di oltre 60 civili. Nello stesso giorno, nella regione di Belgorod, nella Russia occidentale, 3 civili sono rimasti uccisi a seguito di bombardamenti ucraini sul villaggio di Novaja Tavolžanka, a conferma del fatto che il conflitto non risparmia le aree periferiche e continua a mietere vittime tra le popolazioni civili su entrambi i lati del fronte.
Ma è stata la notte tra il 4 e il 5 settembre a rappresentare una delle offensive più significative degli ultimi tempi. I bombardieri russi Tu-22 – in grado di trasportare anche armi nucleari – sono stati avvistati in volo dalla base di Olenja, e una pioggia di droni Šached è stata lanciata su numerose città, inclusa Žitomir, dove sono state registrate esplosioni già poco dopo la mezzanotte. Le difese antiaeree ucraine, che si sono attivate prontamente in molte regioni, hanno operato incessantemente per neutralizzare la minaccia. Il sindaco di Kiev, Vitalij Kličko, ha avvisato la popolazione di rimanere nei rifugi fino a che tutti i droni non fossero stati abbattuti.
La ferocia del conflitto sembra non conoscere tregua, e le notizie che si susseguono giorno dopo giorno dimostrano l’estrema violenza che sta avvolgendo sia il fronte ucraino sia quello russo. La regione di Donetsk rimane uno dei teatri di guerra più accesi, con combattimenti intensi nelle aree di Toretsk e Ugledar.