La guerra in Ucraina, che da mesi scuote le fondamenta della stabilità europea, ha trasformato i Paesi membri in veri e propri formatori di una nuova generazione di soldati. È qui che entra in gioco un’iniziativa che potrebbe cambiare le sorti del conflitto: l’addestramento militare in Europa, un’operazione che segna un nuovo capitolo nella resistenza ucraina. Mentre il presidente ucraino Vladimir Zelenskij propone il suo “piano per la vittoria” agli alleati occidentali, l’Unione Europea risponde con un gesto concreto che promette di trasformare la capacità di resistenza di Kiev: il programma EUMAM (European Union Military Assistance Mission), ambizioso piano che mira a formare 75.000 soldati entro la fine del 2024. È un impegno senza precedenti, che va oltre la semplice solidarietà politica: l’Europa ha scelto di agire, di schierarsi senza riserve per garantire una speranza di libertà all’Ucraina.
La Francia, da sempre in prima linea nel sostenere Kiev, ha recentemente intensificato il suo impegno diventando il primo Paese europeo ad addestrare un’intera brigata ucraina sul proprio territorio. Nella regione del Grand Est, 2.300 soldati stanno ricevendo una formazione rigorosa. Questa unità, denominata “Brigata Anna di Kiev”, simboleggia il legame storico tra i due Paesi e rappresenta molto più che una forza militare. È l’incarnazione della speranza ucraina e della volontà europea di contrastare l’aggressione russa. “Non solo forniamo addestramento, ma anche equipaggiamento”, ha dichiarato con forza il presidente Emmanuel Macron, visitando personalmente le truppe. Carri blindati Caesar e mezzi da ricognizione AMX-10RC fanno parte dell’arsenale che la Francia metterà a disposizione per equipaggiare i soldati ucraini nelle battaglie future.
Non da meno è la Germania, che fin dal 2022 ha accolto nelle sue basi oltre 10.000 soldati ucraini per formare un esercito capace di fronteggiare le più complesse minacce russe. Nelle basi di Klietz e Grafenwoehr, le truppe ucraine apprendono l’arte della guerra moderna, dall’utilizzo dei carri Leopard all’artiglieria Panzerhaubitze 2000. “Il nostro obiettivo”, ha spiegato il generale Andreas Marlow, responsabile del programma, “è preparare le truppe a combattere in ogni tipo di condizione, dai campi minati alle guerre urbane”. Un addestramento avanzato che non solo rafforza le capacità tecniche delle forze ucraine, ma infonde una determinazione feroce nella lotta per la loro patria.
Anche l’Italia ha contribuito, seppure in modo più discreto. Nei poligoni di Monte Romano e presso la scuola di fanteria di Cesano, vicino Roma, l’Italia ha addestrato soldati ucraini nell’uso del sistema missilistico di difesa aerea SAMP/T, cruciale per proteggere le città ucraine dagli attacchi missilistici russi. Pur evitando un’esposizione eccessiva per non provocare Mosca, l’Italia ha dimostrato il proprio impegno partecipando a esercitazioni NATO e contribuendo alla difesa di Kiev. La sua discrezione, tuttavia, non ne sminuisce il ruolo strategico.
Sebbene l’invasione su vasta scala del 2022 abbia accelerato l’intervento europeo, la storia dell’addestramento delle forze ucraine risale a molto prima. Già nel 2014, dopo l’annessione della Crimea, missioni come l'”Operation Orbital” del Regno Unito e l'”Operation Unifier” del Canada avevano gettato le basi per la formazione di un esercito più resiliente, preparato ad affrontare l’esercito russo. EUMAM è quindi il culmine di anni di lavoro, che hanno visto l’Europa rafforzare gradualmente le difese ucraine.
Se da un lato l’addestramento delle forze ucraine rappresenta una sfida di per sé, dall’altro si intensifica il dibattito sull’uso delle armi occidentali in territorio russo. Alcuni Paesi, come i Paesi Bassi, sostengono il diritto di autodifesa dell’Ucraina anche colpendo bersagli militari oltre i confini, mentre altri, come la Spagna, esprimono preoccupazione per una possibile escalation. Josep Borrell, Alto Rappresentante per la politica estera dell’UE, ha sottolineato che “supportare l’autodifesa ucraina non significa entrare in guerra con la Russia”, ma la tensione tra questi due approcci non si è ancora risolta.
Con il continuo afflusso di truppe addestrate e la crescente determinazione europea, l’addestramento militare è diventato una delle componenti essenziali della strategia per sostenere Kiev. Ogni soldato ucraino che si forma sul suolo europeo porta con sé una promessa: quella di un’Ucraina capace di difendere la propria sovranità contro un nemico spietato. Il supporto dell’Europa, solido e tangibile, si è trasformato in un messaggio di speranza per l’Ucraina e di fermezza per il resto del mondo.
“Non vogliamo una guerra con la Russia”, ha dichiarato Josep Borrell, “ma faremo tutto il necessario affinché l’Ucraina possa difendersi”. Un messaggio che oggi risuona forte e chiaro non solo nei cuori degli ucraini, ma anche nei ranghi degli eserciti europei, uniti in una battaglia che potrebbe ridefinire il futuro dell’Europa stessa.