“La storia dell’Occidente è essenzialmente la cronaca dell’espansione senza fine. L’influenza occidentale nel mondo è un immenso schema piramidale militare e finanziario che ha costantemente bisogno di più “carburante” per sostenersi, con risorse naturali, tecnologiche e umane che appartengono agli altri.”. No, a pronunciare queste parole non è stato Nikita Khrushchev nel 1962, ma Vladimir Putin alla riunione del Club di Valdai il 5 ottobre 2023. Nel rimettere indietro le lancette della storia, riportando la Russia alla sua vocazione di civiltà “altra” rispetto a quella del cosiddetto “Occidente”, Vladimir Vladimorovich nel suo discorso a Valdai ha riesumato tutte le immagini retoriche della propaganda sovietica (e della teoria Zdanoviana dei “due campi”) sulla lotta all’imperialismo. Dall’antica retorica sovietica Putin ha espunto la critica marxista al capitalismo, per il resto, di quella costruzione teorica tutto viene lasciato intatto: il furto delle risorse ai Paesi in via di sviluppo, la volontà colonialista di governare il mondo secondo le regole che all’Occidente fanno comodo, il disprezzo dell’Occidente per le culture diverse dalla propria.
Chi si attendeva che il discorso di Putin a Valdai vertesse principalmente sull’Ucraina è rimasto deluso, Putin a Valdai ha condotto un discorso a tutto campo sull’ordine mondiale. Un passaggio sull’Ucraina certo c’è stato, ma con una precisazione:
“Questo non è un conflitto territoriale e non è un tentativo di stabilire un equilibrio geopolitico regionale. La questione è molto più ampia e fondamentale e riguarda i principi alla base del nuovo ordine internazionale.”. (Del resto Putin aveva già dichiarato che l’Ucraina era soltanto un episodio all’interno di un più ampio “slittamento tettonico” dell’ordine mondiale.)
Con il discorso di Valdai Putin ha riproposto la Russia come faro per tutti quei popoli che non vogliono sottomettersi economicamente e non vogliono farsi omologare ideologicamente dai valori che lui definisce “occidentali”:“Una pace duratura sarà possibile solo quando tutti si sentiranno al sicuro, capiranno che le loro opinioni sono rispettate, e che c’è un equilibrio nel mondo in cui nessuno può forzare o costringere unilateralmente altri a vivere o comportarsi come (sotto ad) un’egemonia, (anche quando) questo contraddice la sovranità, gli interessi genuini, le tradizioni o i costumi dei popoli e dei paesi.”.
Ci sarebbe molto da dire sull’intervento di Putin a Valdai, sulla sua (vaga) descrizione della Russia come “Stato-civiltà originario”. Ma cosa sarebbe uno “Stato-civiltà originario”? Putin ci dice che “ogni civiltà rappresenta un’espressione unica della propria cultura, tradizioni e aspirazioni della sua gente” e che “le caratteristiche essenziali di uno Stato-civiltà comprendono la diversità e l’autosufficienza”. Lo Stato-civiltà descritto da Putin sembra qui discostarsi di molto dallo Stato democratico moderno per come le nostre enciclopedie lo definiscono; lo stato-civiltà di Putin, così intriso di spiritualità e di unicità, sembra piuttosto riportarci ad una cultura “del sangue e del suolo” di triste memoria, e tutto questo ripetuto insistere di Putin sul fatto che al mondo esistono civiltà diverse, da cui nascono Stati che si danno regole diverse, riporta alla mente ciò che Zeev Sternhell scriveva sul nazionalismo, il quale: “sottolinea ciò che dissocia e isola gli uomini, ciò che vi è in loro di specifico e di particolare, e combatte ciò che potrebbe unirli”.
Ma fermiamoci qui. Putin che dà lezioni di filosofia politica lo potremo analizzare con più calma in altre occasioni. Ciò che si vuole sottolineare del discorso di Putin al Forum di Valdai è la sua volontà di internazionalizzare il conflitto ucraino, riportandolo sul piano della lotta tra… “Paesi capitalisti e terzo mondo”, come avrebbe detto Mao. Nel suo tentativo di rimettere indietro le lancette della Storia Putin ci riporta dritti ai conflitti degli anni ’70, all’idea staliniana di circondare ed indebolire l’Occidente tramite le lotte anticolonialiste nel mondo, alla pratica di una Russia ispiratrice, finanziatrice, e protettrice di un fronte unico mondiale formato da chiunque si batta contro l’esecrabile Occidente. Trentasei ore dopo questo discorso Hamas ha scatenato i suoi pogrom in Israele. La giungla ricresce su molti fronti, ma il discorso di Putin a Valdai ci dice che dobbiamo considerarla nel suo insieme.
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