Un presidente del Consiglio eletto a suffragio universale con votazione popolare ad hoc che avviene contestualmente alle elezioni per le Camere con una stessa scheda; il rafforzamento della stabilità del governo con la durata dell’incarico del premier fissata in cinque anni; la cosiddetta norma “anti-ribaltone” con l’eventuale sostituzione del presidente del Consiglio in carica solo da parte di un parlamentare della maggioranza.
La fine del mandato del “sostituto” che determina lo scioglimento delle Camere; un premio assegnato su base nazionale che assicura al partito o alla coalizione di partiti collegati al presidente del Consiglio il 55% dei seggi parlamentari, stop alle nuove nomine dei senatori a vita. Sono i cinque punti del disegno di legge costituzionale per l’introduzione dell’elezione diretta del presidente del Consiglio e la razionalizzazione del rapporto di fiducia approvato oggi dal Consiglio dei ministri.
“Mettiamo fine alla stagione del trasformismo e dei governi tecnici”, ha detto il presidente del Consiglio Giorgia Meloni in conferenza stampa.
Un testo che si pone anche come obiettivo quello di “preservare al massimo grado le prerogative del Presidente della Repubblica, figura chiave dell’unità nazionale”, si legge nel comunicato finale del Consiglio dei ministri.
Come riferisce l’agenzia AGI “La riforma costituzionale – si spiega nel comunicato del Cdm – ha l’obiettivo di rafforzare la stabilità dei governi, consentendo l’attuazione di indirizzi politici di medio-lungo periodo; consolidare il principio democratico, valorizzando il ruolo del corpo elettorale nella determinazione dell’indirizzo politico della nazione; favorire la coesione degli schieramenti elettorali; evitare il transfughismo e il trasformismo parlamentare”.
Il testo èm stato bocciato dalle opposizioni, dalla presidenza dell’Anci (i comuni italiani), dalla Cgil, perfino dalla “Buona destra” di Filippo Rossi. “È una riforma pasticciata e pericolosa perché indebolisce nuovamente il Parlamento, è una riforma che limita le prerogative del presidente della Repubblica e che smantella la forma parlamentare”, ha affermato attacca il segretario del Pd, Elly Schlein. Per Giuseppe Conte leader Cinquestelle il progetto di riforma costituzionale “non evita i ribaltoni, anzi per certi versi li ‘costituzionalizza’”. E propone un cambiamento: “Ci sono meccanismi per rafforzare la figura del premier mantenendo l’equilibrio tra i vari organi costituzionali. Ad esempio potrebbe prendere solo lui la fiducia dal Parlamento, potrebbe promuovere la revoca dei ministri che non si rivelassero all’altezza, si possono prevedere molte cose”. Il problema principale riguarda il ruolo del capo dello Stato, che verrebbe “solo apparentemente salvaguardato”, ma in realtà “degradato a una funzione meramente protocollare”. Piu’ defilato Matteo Renzi ( Italia Viva): “Pronti a votare la riforma costituzionale, se migliorata. Non farò a Meloni ciò che lei fece a me”.
I cinque punti della riforma ( Agenzia Agi)
Elezione diretta del Presidente del consiglio
La riforma “introduce un meccanismo di legittimazione democratica diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, eletto a suffragio universale con apposita votazione popolare che si svolge contestualmente alle elezioni per le Camere, mediante una medesima scheda.
Si prevede, inoltre, che il Presidente del Consiglio sia eletto nella Camera per la quale si è candidato e che, in ogni caso, sia necessariamente un parlamentare”.
Incarico di 5 anni al premier
“Fissa in cinque anni la durata dell’incarico del Presidente del Consiglio, favorendo la stabilità del Governo e dell’indirizzo politico”.
La norma anti – ribaltone
La riforma “garantisce il rispetto del voto popolare e la continuità del mandato elettorale conferito dagli elettori, prevedendo che il Presidente del Consiglio dei ministri in carica possa essere sostituito solo da un parlamentare della maggioranza e solo al fine di proseguire nellìattuazione del medesimo programma di Governo. L’eventuale cessazione del mandato del sostituto così individuato determina lo scioglimento delle Camere”.
Il premio di maggioranza al 55%
“Affida alla legge la determinazione di un sistema elettorale delle Camere che, attraverso un premio assegnato su base nazionale, assicuri al partito o alla coalizione di partiti collegati al Presidente del Consiglio il 55 per cento dei seggi parlamentari, in modo da assicurare la governabilità”.
Abolizione dei senatori a vita
La riforma, infine, “supera la categoria dei senatori a vita di nomina del Presidente della Repubblica, precisando che i senatori a vita già nominati restano comunque in carica”.
Il testo “si ispira a un criterio minimale di modifica della Costituzione vigente – si legge nel comunicato finale del Consiglio dei ministri – in modo da operare in continuità con la tradizione costituzionale e parlamentare italiana e da preservare al massimo grado le prerogative del Presidente della Repubblica, figura chiave dell’unità nazionale”.
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