“Tra il 17 ottobre ed oggi le forze statunitensi e della Coalizione sono state attaccate almeno 10 volte in Iraq e tre volte in Siria tramite un mix di droni e razzi d’attacco unidirezionali”. Questa la dichiarazione del Brigadiere dell’Aeronautica USA, Pat Ryder, portavoce del Pentagono.
Tra gli attacchi si segnalano quelli alla base americana di Al-Tanf, in Siria (almeno in due occasioni), e alle basi aeree di Al Asad e Al-Harir in Iraq. Attaccate anche le truppe americane e della Coalizione all’aeroporto internazionale di Baghdad. In merito al risultato degli attacchi, il Pentagono riferisce di 24 militari che hanno subito ferite lievi, della distruzione di un hangar per aerei e di un piccolo velivolo.
Il Pentagono non ha nominato quali sono i gruppi che hanno portato avanti questi attacchi, ma il portavoce ha affermato: “Sappiamo che i gruppi che conducono questi attacchi sono sostenuti dal Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica dell’Iran. Sappiamo che queste formazioni sono gruppi che operano per procura dell’Iran”.
Per quanto riguarda i missili lanciati dalle formazioni dei ribelli Houti dello Yemen, intercettati il 19 ottobre scorso nel Mar Rosso dal cacciatorpediniere classe Arleigh Burke, USS Carney, il Pentagono ha affermato di non avere la certezza che questi missili avessero come obiettivo Israele, ma che, visto che tali missili avevano una gittata di 1200 miglia, Israele poteva certamente essere nel loro raggio di azione.
Per fare fronte agli attacchi gli Stati Uniti hanno dispiegato un sistema di difesa contro i missili balistici “THAAD” ed alcune batterie Patriot. Inoltre sono giunti nella regione i cacciabombardieri F-16 della Guardia Nazionale Aerea del New Yersey. Attivato l’ordine di pre-schieramento per 2.000 marines ed altri “membri del servizio” il cui numero e identità non è stato specificato.
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