Ucraina: i russi ancora all’attacco, il grano va, incursioni oltre il Dniepr

Quando, pochi giorni fa, questa testata ha riportato dell’attacco a tenaglia russo sui fianchi della cittadina ucraina di Avdiivka, aveva anche indicato come il fatto che i russi avessero subito grandi perdite di uomini e di mezzi corazzati non doveva necessariamente far concludere che l’attacco fosse definitivamente concluso (come troppi analisti-ottimisti avevano subito dichiarato).

Infatti, nella giornata di ieri una nuova ondata di assalti russi – guidata da colonne di tank – ha tentato nuovamente di sfondare le linee di difesa ucraine. Anche questo attacco si è risolto in un disastro per le truppe del Cremlino, ma anche questa volta non ci sentiamo di dire che i russi desisteranno in futuro dal tentativo di conquistare Avdviivka. E’ molto difficile indicare quali sono state fin qui le conquiste territoriali russe, sia a nord-est che a sud-ovest della città, perché in questa come in altra battaglie si osservano avanzamenti e subitanee ritirate da parte dei contendenti. Certamente fino ad ora i guadagni russi sono stati insignificanti a nord mentre forse qualche guadagno territoriale i russi lo possono aver fatto a sud dell’insediamento, lungo l’autostrada M30, ma al momento è davvero complicato comprenderne la dimensione.

La Battaglia di Avdiivka dimostra ancora una volta come sia difficile superare delle difese statiche organizzate, e questo vale sia per i russi che per gli ucraini. Vedremo se i russi decideranno di immolare migliaia di uomini e centinaia di mezzi corazzati pur di conquistare Avdiivka, e sarà anche importante capire quante forze di riserva sono ancora nelle loro disponibilità. La sensazione è che l’ordine di prendere Avdiivka a tutti i costi – come pare stia accadendo – sia di natura politica più che militare: il Cremlino vuole una conquista territoriale prima dell’inverno per dimostrare la sua forza e per questo non bada ad alcun sacrificio. Potrebbe rivelarsi l’ennesimo errore di presunzione da parte di Putin.

L’Ucraina sta vincendo la battaglia per l’esportazione del grano nel Mar Nero. Si noti come questa guerra navale, anche se meno spettacolare di altre, sia di fondamentale importanza. Il Cremlino un mese fa ha stracciato l’accordo sull’esportazione del grano ucraino ed ha dichiarato le navi da carico ucraine “obiettivo militare legittimo”. Bene, da allora almeno 30 navi hanno percorso il corridoio navale autoproclamato da Kyiv. Ad oggi risultano 22 navi salpate dai porti ucraini nell’area di Odessa ed attualmente in viaggio, 8 navi salpate e che hanno consegnato il carico, 12 navi all’ancora pronte a partire. I volumi di merci trasportati in questo mese sono simili a quelli del primo mese da quando entrò in vigore l’accordo sul grano; con l’aggiunta che gli ucraini ora esportano anche metalli, cosa che non era prevista dal vecchio accordo mediato dalla Turchia. Il rischio per le navi cargo che navigano il corridoio ucraino autoproclamato c’è e rimane, ma ci sono anche evidenti rischi per le navi da guerra russe a spingersi sulle acque occidentali del Mar Nero.

Ci sono continue incursioni ucraine sulla riva sinistra del Dniepr, in mano ai russi. Difficile dare notizie verificabili in quanto lo Stato Maggiore Ucraino tiene la bocca cucita su questi attacchi e non dà alcuna informazione. Ci sentiamo di poter dire che questi attacchi hanno l’aspetto di manovre di riconoscimento in forze a livello di Compagnia.

Gli ucraini attraversano il Dniepr, avanzano, attaccano e prendono possesso di alcuni insediamenti russi sull’altro lato del fiume, lo hanno fatto con gli insediamenti di Poyma, Pishchanivka e Krynky. Non siamo in grado di dire se queste sono semplici incursioni seguite da altrettante ritirate o se le truppe di Kyiv stanno invece consolidando delle posizioni in territorio russo. Certamente queste attività hanno messo in allarme la blogosfera russa e obbligano il Cremlino a fissare le proprie truppe su quello che sembra un nuovo fronte di attacco promosso da Kyiv. In generale: in Ucraina su tutto il fronte attivo si continua a combattere e a morire; la mancanza di conquiste territoriali significative non deve indurre alla conclusione che “il fronte è in stallo”.