L’Italia ebraica al completo si unisce nelle commemorazioni dell’indelebile 16 ottobre 1943, il sabato nero degli ebrei di Roma, quando alle 5.15 del mattino i camion con a bordo le SS naziste invasero il Portico d’Ottavia e strapparono 1.024 innocenti dalle loro case – uomini donne bambini e anziani – per condurli al campo di sterminio di Auschwitz.
Questo rastrellamento è stato il primo di una serie di deportazioni avvenute in tutte le Comunità ebraiche del Centro Nord . Poche settimane dopo la svolta anche nella decretazione con la quale veniva definitivamente legalizzata la persecuzione fisica dopo quella dei diritti civili.
Una data che rappresenta una ferita per Roma e per l’Italia, e che genera responsabilità senza prescrizione. E dover dire che probabilmente l’esempio a cui ispirarsi è proprio quello della Germania è quasi paradossale.
Le immagini di violenza e barbarie perpetrata nei confronti dei nostri fratelli in Israele, ci hanno tolto ogni respiro, e il dolore di questi giorni rafforza ancor più il monito “non dimenticare” . Questa è la coerenza che pretendiamo da chi intenda omaggiare con noi la memoria della Shoah. Coerenza che implica oggi saper riconoscere il carnefice e i crimini perpetrati: 80 anni fa come oggi. Atrocità infernali che la mente umana mai avrebbe potuto immaginare potersi compiere su questa terra.“Mai più” è stato l’impegno che abbiamo preso con i sopravvissuti – nostri nonni e genitori – ai quali ci aggrappiamo ancor più, tutelando ogni giorno la loro dignità, la vita e la vitalità dell’intero popolo ebraico.