Ebbene si in Italia, se non vi sono mai stati dubbi da un punto di vista sociale dell’esistenza della mafia cinese, da una ventina d’anni circa se ne può parlare anche da un punto di vista giuridico dato che la prima condanna di una mafia straniera definitiva in Italia avveniva grazie ad una sentenza della sesta sezione penale della Cassazione del 30 maggio 2001 che confermava una condanna in appello ex art. 416 bis di un gruppo di cinesi che operavano in Toscana.
Non è semplice avere a che fare con la criminalità organizzata cinese tanto che altre sentenze per mafia non ci sono anche se si attendono ulteriori decisioni in proposito a Firenze, ma esiste il rischio della prescrizione. In attesa di ciò si può dire che esistono essenzialmente tre tipologie di criminalità cinese:
Le triadi
storicamente diffuse in tutto il mondo, vere e proprie mafie con struttura verticistica all’interno ed orizzontale di conflitto o collaborazione verso l’esterno nel rapportarsi con gli altri gruppi. Il loro territorio non è ristretto tant’è che la triade che opera in una zona può tranquillamente essere radicata a distanza di 1000 km od essere transnazionale. Ad esempio un gruppo che gode di notevole prestigio criminale è quello che opera nel triangolo Firenze, Prato, Osmannoro con un potere che si estende da Milano a Catania.
Le Gang
Gruppi meno tradizionali, anagraficamente più giovani che si pongono a volte in contrasto, a volte in modo sinergico con le triadi. Il loro tasso di violenza è alto.
La criminalità economica
Negli anni si è specializzata nel far girare i soldi e nel favorire lo spostamento di enormi quantità di denaro una vera e propria cybermoneymafia. In questo è spesso utilizzata dalle mafie italiane.
I campi di intervento della criminalità cinese sono ampi e sono quelli tradizionali delle mafie italiane tra cui lo spaccio di droga, le estorsioni, l’usura, il traffico di esseri umani, lo sfruttamento di manodopera e da pochi anni emerge un loro interesse pure per il manifatturiero.La criminalità cinese delle triadi opera frequentemente tramite delle associazioni culturali che si ergono a paladini della comunità vessata in terra straniera e spesso considerata un bancomat per i rapinatori nordafricani e dell’est europa. Ovviamente ci sono comunque delle associazioni culturali serissime e si assiste anche a cinesi italiani che spesso si rivolgono alle forze di polizia nostrane anche se permane un eccesso di chiusura di una parte della comunità.
La relazione delle Dia
L’ultima relazione ha trattato anche della criminalità cinese ed emerge che “l’enclave socioeconomica cinese si è evoluta rivelando spiccate capacità nei settori della manifattura tessile e dell’abbigliamento, in quello dei servizi (minimarket, centri estetici, lavanderie/stirerie/sartorie, locali di svago), nella fornitura all’ingrosso per ambulanti e nelle attività commerciali connesse con i settori tecnologici (laboratori di riparazione e rivendite) e con il food”. La criminalità cinese è quindi ovunque ed è rilevante il fatto che sono molto interessati al settore manifatturiero. Sono inoltre emersi rapporti con le mafie calabresi che usano le loro modalità di pagamento, tramite il noto circuito hawala.
A mio modesto parere poi la criminalità cinese si distingue per il suo porsi ormai in modo paritario con le mafie italiane e dobbiamo stare attenti che la sua attività vada oltre la propria nazionalità estendendosi verso altri gruppi. I primi segnali si sono visti in alcuni casi di caporalato.La criminalità cinese è da considerarsi quindi in espansione e da tenere in alta considerazione. Sottovalutarla è un rischio enorme per la comunità economica e per i cittadini onesti italiani e cinesi.
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