Spagna: chi sarà il prossimo presidente del Governo?

La situazione in Spagna si definisce con una sola parola: incertezza. Non è ancora certo se a guidare il corso della nazione iberica sarà un Governo di destra o un Governo Frankenstein di sinistra (espressione entrata nel gergo politico spagnolo dopo “l’ammucchiata” politica dell’ex Governo sanchista) che comprende separatisti, secessionisti e membri dell’ETA.

Nonostante che il vincitore delle elezioni generali del 23 luglio sia per il Congresso che per il Senato sia stato il Partito Popolare (PP), il corso della Spagna non è affatto chiaro. Nel Congresso dei Deputati, il PP ha ottenuto 137 seggi, il Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) 121, il partito di destra Vox 33, la coalizione di sinistra Sumar 31, il partito secessionista catalano Esquerra Republicana de Catalunya (ERC) 7, altri 7 seggi Junts per Catalunya il partito guidato da Carles Puigdemont chi, fuggito in  Belgio cinque anni e mezzo fa, sarà processato per i reati di appropriazione indebita aggravata e disobbedienza, 6 Euskal Herria Bildu il cui coordinatore generale è Arnaldo Otegi sempre è stato il leader del braccio politico della banda terroristica ETA, 5 il partito nazionalista basco EAJ-PNV, 1 i nazionalisti galiziani di BNG, 1 Coalición Canaria (CCa) e 1 Unión del Pueblo Navarro (UPN).

Tuttavia, il 17 agosto la socialista Francina Armengol è stata eletta presidente del Congresso a maggioranza assoluta nella prima votazione con 178 voti provenienti da PSOE, Sumar, PNV, ERC, Junts, Bildu e BNG. Ciò è stato possibile anche grazie al fatto che Junts ha dato il suo sostegno al PSOE dopo aver accettato di promuovere le lingue co-ufficiali catalano, basco e galiziano nel Congresso e nell’UE, nonché un’indagine sul caso Pegasus ovvero lo spyware sviluppato dalla società israeliana NSO Group che ha spiato diversi leader politici indipendentisti e lo stesso Pedro Sánchez.

E nel Senato?

Il PP ha ottenuto 120 seggi, il PSOE 72, Izquierdas por la independencia ovvero IPLI (ERC e Bildu) 7, EAJ-PNV 4, il partito dell’isola di El Hierro Agrupación Herreña Independiente (AHI) 1, ASG 1, PSOE-SUMAR-EUIB-ARA EIVISSA 1, UPN 1 e JUNTS 1.

Come vuole la tradizione, il presidente del PP dal 2022, Alberto Nuñez Feijóo, leader della lista più votata si è presentato davanti al re Felipe VI per primo a proporsi come presidente del Governo. Ma più tardi, anche il leader del PSOE, Pedro Sánchez, ha espresso al monarca la sua disponibilità ad assumere l’investitura. Una situazione senza precedenti; infatti è la prima volta nella storia democratica spagnola che due candidati esprimono la loro intenzione di candidarsi all’investitura. L’articolo 99 della Costituzione stabilisce che è il monarca a dover proporre un candidato alla presidenza del Governo. Tuttavia, la Costituzione non stabilisce che debba essere il vincitore delle elezioni ma colui che ottiene la fiducia del Congresso durante il dibattito sull’investitura. Ad ogni modo, Felipe VI ha finalmente deciso di proporre Feijóo come candidato.

Cosa chiede ciascun politico in cambio del proprio sostegno alla formazione del futuro Governo di Spagna?

I soci di Sánchez

Bildu chiede in cambio del voto di affrontare il dibattito territoriale e le politiche eccezionali che ancora vengono applicate ai prigionieri dell’ETA e di avanzare nell’ambito sociale con misure come l’abrogazione della riforma del lavoro e la riforma della legge sulla sicurezza dei cittadini conosciuta come Legge Bavaglio. Da parte sua, gli altri indipendentisti baschi, il PNV, hanno chiesto a Sánchez “volontà politica” per il “riconoscimento nazionale di Euskadi e delle altre nazioni che compongono lo Stato”. E il PNV darà il suo voto al PSOE solo se ci sarà la promessa di avanzare nel riconoscimento nazionale dei Paesi Baschi e della Catalogna.  In breve, i baschi daranno il loro voto al Governo che permetterà loro di diventare una nazione indipendente dalla Spagna. E lo stesso accade con i catalani. Sia Junts che ERC esigono una legge di amnistia e il riconoscimento della “legittimità democratica” del movimento indipendentista.

Un modo di vedere la Spagna che a quanto pare potrebbe essere accettato sia dal PSOE che da Podemos. “Dobbiamo andare verso una repubblica plurinazionale in cui il rapporto con gli altri territori sia federale o confederale, dopo un dibattito approfondito come Paese”, ha affermato il segretario generale di Podemos e ministro ad interim dei Diritti sociali. E da parte del PSOE… L’amnistia è già praticamente concordata, come a suo tempo furono concordate gli indulti ai leader politici catalani, la riforma delle malversazioni, l’eliminazione del reato di sedizione, l’avvicinamento ai Paesi Baschi dei membri dell’ETA arrestati e la consegna della gestione carceraria ai partiti indipendentisti baschi.

Occorre sottolineare che l’Ufficio di presidenza del Senato ha chiesto una relazione legale per valutare se accetta la formazione dei gruppi parlamentari di PNV, Junts e Izquierda Confederal (Més per Mallorca, Más Madrid, Compromís, Geroa Bai y Agrupación Socialista Gomera), che necessitano del trasferimento dei senatori del PSOE per costituirsi con dieci membri, il minimo stabilito dal regolamento. In attesa di riceverlo, la formazione dei gruppi parlamentari non è stata completata.

Gli alleati di Feijóo

Mentre Sumar cerca un ruolo più rilevante e una maggiore visibilità accanto al PSOE, Santiago Abascal, presidente di Vox, ha confermato che sosterrà l’investitura di Feijóo. poiché nonostante le differenze tra le due formazioni politiche, esiste una “eccezione nazionale” e il rischio di un “colpo di Stato alla Costituzione” che potrebbe essere perpetrato da Pedro Sánchez chiarendo anche che Vox non raggiungerà mai un accordo con le forze separatiste.

Feijóo ha solo 172 voti a favore; cioè quelli di PP, Vox, Coalición Canaria e UPN contro i 178 che Sánchez otterrebbe in cambio di dare ai separatisti, ai secessionisti e ai “membri dell’ETA” ciò che chiedono.

Insomma, la Spagna è più divisa che mai. E se la rotta del Governo non cambierà, lo sarà sempre di più perché sarà sempre più difficile portare la bandiera spagnola per strada o parlare spagnolo in Spagna (sic!). La vita sarà più facile invece per gli stupratori se non verrà modificata la Legge organica per la garanzia globale della libertà sessuale (Solo sì è sì), che ha già ridotto la pena di quasi 1.000 autori di reati sessuali e ha rilasciato più di un centinaio di loro. In conclusione, la Spagna si trova di fronte a un futuro turbolento.

 

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