E’ tornato alla normalità il traffico aereo su Mosca dopo gli attacchi con i droni della notte scorsa, tutti gli aeroporti della capitale erano sono stati chiusi ai voli in partenza e in arrivo. Secondo l’agenzia Ria Novosti, un altro drone è stato abbattuto nel distretto di Mozhaisk della regione di Mosca dalle forze di difesa aerea. “Questa notte, la difesa aerea ha abbattuto un drone nel distretto di Mozhaisk nella regione di Mosca. Il secondo UAV ha colpito un edificio in costruzione nella City. I servizi di emergenza sono sul posto. Secondo le informazioni preliminari, non ci sono state vittime”, ha scritto sul suo canale Telegram il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin. Il Dipartimento di Stato americano attraverso un portavoce ha affermato di non condividere la scelta ucraina che ormai attacca quotidianamente in Russia: “Gli Stati Uniti non incoraggiano né consentono attacchi all’interno della Russia ma spetta all’Ucraina decidere come difendersi dall’invasione russa iniziata nel febbraio dello scorso anno”.
Sul campo di battaglia
Gli ucraini, due mesi e mezzo fa, hanno attaccato il fronte sud in due punti: nell’oblast occidentale di Zaporizhia e, più a est, al confine tra l’oblast di Donetsk e quest’ultimo. In entrambi gli attacchi le truppe ucraine hanno ora superato la prima linea di difesa russa e stanno cercando di approcciare la seconda linea difensiva nemica, quella principale. La rottura delle linee avanzate russe è avvenuta con la recente conquista di Staromaiorske ed Urozhaine nell’attacco sul fronte del Donetsk e la cattura (per ora ancora non definitiva) di Robotyne sul fronte di Zaporizhia. A Robotyne i russi cercano di resistere gettando in campo tutto ciò che hanno a disposizione; infatti, in questo settore gli ucraini sono piuttosto vicini alla seconda linea di difesa russa e, in un’area a est di Robotyne, sull’asse Robotyne – Verbove, sono apparse immagini geolocalizzate di carri ucraini ormai a ridosso della “Linea Surovikin” vera e propria. I blindati in questione sembrerebbero appartenere alla 82° Brigata ucraina, segno che anche le truppe di Kyiv hanno messo le loro unità di riserva in campo, almeno in questo quadrante.
Un’offensiva che procede lentamente. Le mine.
I russi hanno letteralmente cosparso i campi prospicenti le loro linee di difesa di un mix di mine anticarro ed antiuomo. Attualmente i campi minati sono protetti da un sistema di sensori; chiunque provi ad avvicinarsi ad un campo minato per disattivarlo viene individuato nell’arco di uno o due minuti, a questo punto l’artiglieria entra in azione abbattendo chi tenta lo sminamento. Su un fronte caratterizzato da un panorama di campi agricoli aperti e totalmente pianeggiante questo compito risulta ulteriormente agevolato. Dunque gli ucraini per poter procedere a sminare il terreno devono prima silenziare l’artiglieria russa, compito non facile. Inoltre c’è sempre la possibilità che una macchina spara-mine nemica riesca a ricoprire nuovamente di mine il terreno alle spalle degli sminatori che lentamente avanzano. Questo scenario rende lentissima qualsiasi manovra avanzante e non ci sono alle viste facili soluzioni per ovviare al problema.
Un fronte che sembra fermo ma non lo è. La difesa elastica.
Era opinione comune tra diversi analisti militari che le truppe russe delle linee di difesa avanzate avrebbero cercato di rallentare gli attaccanti per il tempo necessario alle unità alle loro spalle di concentrarsi nella zona messa sotto pressione, salvo poi ritirarsi sulla linea principale di difesa. Così non è stato. Sin dall’inizio dell’offensiva di terra i russi hanno applicato il metodo della difesa elastica. Questo metodo prevede che chi difende debba assorbire per quanto possibile l’attacco nemico salvo poi, nel momento in cui l’attacco avversario culmina, uscire immediatamente dalle trincee al contrattacco, riconquistare il territorio appena perduto e riportare il fronte al punto di partenza. Quando questa tattica funziona a chi osserva saltuariamente le mappe del fronte sembra che questo non si sia mai mosso – e questo può far pensare ad una situazione di stallo – in realtà non è così; i combattenti si sono scontrati continuamente e si sono usurati a vicenda.
Poiché la difesa elastica comporta il continuo pericolo di subire contrattacchi, le truppe che avanzano, dopo ogni zona di territorio conquistato, devono necessariamente preparare strutture difensive da cui solo successivamente sarà possibile ripartire. Questo crea una situazione, per così dire, “a singhiozzo” delle operazioni. Chi osserva dall’esterno vede un alternarsi di avanzamenti, pause, e avanzamenti successivi.
La tattica della difesa elastica
è un metodo certamente efficace ma mette i difensori a dura prova; questo potrebbe spiegarci perché i conteggi quotidiani dei mezzi perduti (attraverso l’osservazione di immagini) sembrano dirci che i russi, benché siano sul piede difensivo, perdano un numero maggiore di mezzi militari rispetto agli attaccanti.
La variabile sconosciuta. L’usura.
In una guerra di attrito, quale è quella a cui stiamo assistendo, l’elemento fondamentale – che può far pendere le sorti della battaglia a favore dell’uno o dell’altro – è il tasso di usura dei combattenti. Ad esempio: se l’artiglieria dei difensori continua a venire degradata fino al punto di non riuscire più a coprire le trincee dagli attacchi nemici il fronte può crollare (lentamente oppure improvvisamente); al contrario: se la quantità di mezzi corazzati degli attaccanti si riduce drasticamente, l’offensiva si dovrà necessariamente arrestare.
Il tasso di usura naturalmente riguarda anche le perdite umane, il che coinvolge il numero di riserve che i contendenti possono mettere in campo, la quantità di proiettili a disposizione, il vettovagliamento, il morale dei soldati, la fiducia tra le truppe etc.. sono dunque troppe le variabili in campo, e troppo gelosamente custodite, per poter fare previsioni su quali saranno gli sviluppi dei prossimi giorni.
L’altra offensiva. Guerra logistica e guerra psicologica.
Mentre scriviamo giunge notizia di un S-400 russo distrutto in Crimea. Questo è il più avanzato sistema difensivo terra-aria del Cremlino, ha un costo esorbitante e si presuppone che sia super difeso. Nella giornata di ieri un Tupolev 22 M, cioè un bombardiere a lungo raggio, è stato distrutto dagli ucraini nell’aeroporto di Soltsy-2, a sud di San Pietroburgo, cioè a circa 650/700 km dal confine ucraino (come i russi possano permettersi di tenere all’aperto – e non in un hangar – i pochi gioielli che la loro aviazione possiede rimane un mistero). Gli ucraini ormai dimostrano di saper colpire bene e lontano. La sfida centrale rimangono i ponti che collegano la penisola di Crimea alla terraferma e soprattutto il ponte di Kerch, che collega la Russia all’Ucraina occupata, già due volte danneggiato ma non ancora abbattuto. Mosca ultimamente dorme poco, i droni ucraini continuano a volare sulla città e talvolta a colpire, gli aeroporti della regione di Mosca vengono chiusi e riaperti senza soluzione di continuità. I moscoviti ora percepiscono la guerra come qualcosa di vicino e tangibile, non più come un “operazione militare speciale” che si svolge in un Paese lontano e vedono che Putin non è in grado di rendere sicura la capitale, mentre il pericolo di una nuova coscrizione di massa diventa sempre più reale.
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