Alla ‘ndrangheta piace la Toscana

di Salvatore Calleri Presidente della Fondazione Antonino Caponnetto

Le cosche calabresi amano la Toscana. L’amano perché si presta benissimo ai loro traffici. L’amano perché ricca. I mafiosi amano la ricchezza, per depredarla. L’amano per il cibo. I mafiosi amano investire nei ristoranti e nei bar. L’amano per il turismo. I mafiosi amano investire negli hotel e nelle case. L’amano per la logistica. I mafiosi amano i porti per i loro traffici, specialmente Livorno ma non solo. La logistica poi monetaria che offron loro le triadi cinesi poi li ammalia. L’amano per i rifiuti… Che poi sotterrano. Può sembrare esagerato, ma le operazioni antimafia che lambiscono la Toscana dimostrano ciò. La ristorazione,  il turismo che in Toscana abbonda, attirano gli investimenti dei clan  calabresi in asse spesso con i clan albanesi. Il covid ha ulteriormente messo in difficoltà gli imprenditori onesti. Le cosche partecipando alle proteste indipendenti ed arrabbiate degli imprenditori le hanno infiltrate per scoprire così chi era economicamente debole per sfruttare la situazione a loro vantaggio. La ‘ndrangheta utilizza da numerosi anni il porto di Livorno e gli altri porti minori toscani in alternativa. I porti sono in linea con quello di Gioia Tauro. In proposito si veda il report di cui al link: http://www.omcom.org/2021/01/report-livorno-val-di-cornia-2021.html

Il recente caso keu poi ha sconvolto i cittadini toscani che si son visti sversare sotto un comodo svincolo stradale i rifiuti tossici provenienti da alcune concerie. Le triadi cinesi poi interagiscono con i clan calabresi utilizzando i loro canali di trasferimento soldi sia analogici che basati sui wallet digitali. L’ultimo rapporto della Direzione Investigativa Antimafia afferma che:  “”resta, inoltre, un settore di possibile esposizione alla infiltrazione criminale quello dei rifiuti, emerso grazie alla già citata operazione “Keu” diretta dalla DDA di Firenze che ha evidenziato il ruolo attivo di soggetti legati alla ‘ndrangheta nelle province di Arezzo, con particolare riferimento alla zona del Valdarno e Pisa, con riferimento al territorio compreso tra Pontedera e Santa Croce sull’Arno.

Gli interessi criminali possono estendersi, inoltre, su tutta la costa, dall’Argentario alla Versilia, passando per la provincia di Grosseto e in particolare l’alta Maremma (ove riveste sempre particolare interesse il territorio di Follonica, già teatro in passato di significative manifestazioni criminali), le aree portuali di Piombino, Livorno e le province di Pisa e Lucca,fino ad arrivare alla confinante provincia di Massa-Carrara, tutti territori economicamente significativi, vocati al turismo e appetibili per investimenti illeciti”.

La ‘ndrangheta in Toscana è quindi presente, perniciosa e per fortuna anche colpita con numerose operazioni all’anno, ma la consapevolezza e gli anticorpi ancora non sono presenti come dovrebbero in una situazione come questa. Le forze addette al contrasto non sono sufficienti e questo rende la Toscana oltre ad essere appetibile anche conquistabile dai clan mafiosi, non solo calabresi.

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