Nel Luglio del 1936 Miguel Unamuno, rettore dell’università di Salamanca, sposa l’intervento dell’esercito e il conseguente ritorno all’ordine. L’uomo, per questa scelta, entra in disaccordo con amici e colleghi ed è allontanato dal governo repubblicano. Il generale Franco impegnato in Marocco diventa leader delle forze nazionaliste che porteranno la Spagna verso una guerra civile. I golpisti richiameranno in servizio Unamuno affidandogli il compito di scrivere il manifesto ispiratore del movimento. Il pensatore accetterà il doppio ruolo ma davanti all’arresto di amici e colleghi la sua sicurezza verso ideologia e metodi franchisti cominceranno a vacillare. Diventato un oppositore del regime, lo scrittore comincerà la sua personale battaglia.
Lettera a Franco è l’ultimo film di Alejandro Amenàbar che riporta in vita una pagina della storia spagnola. Il regista, tornato a lavorare nel suo paese, propone la riflessione di un intellettuale convinto che il pensiero possa vincere sulla propaganda. La storia di una genesi, quella della guerra civile, che il lavoro racconta analizzando e spettacolarizzando parte degli avvenimenti. Protagonista è una figura di grande spessore, un poeta la cui arma di consenso è quel pensiero che dovrebbe vincere la violenza e l’inciviltà proprie di ogni dittatura. Lettera a Franco sorprende per la distanza del suo approccio agli avvenimenti che si discosta dal genere storico puro. L’idea degli addetti ai lavori è di utilizzare Unamuno come unica fonte proponendo al pubblico il suo punto di vista equidistante, almeno in principio, dalle fazioni.
Dialoghi che si mantengono distanti da ogni assolutismo creano un ambiente, dove l’attendibilità è nel pensiero del protagonista, una versione della realtà interessante ma non definitiva. Il quadro generale di una tragedia che ha significato un regime non sembra interessare al regista che preferisce analizzare le personalità. Il generale Franco è un uomo medio, quasi pavido, refrattario all’assunzione di tanto potere, alcuni sodali sembrano avere il controllo degli eventi indirizzando scelte del leader. Tra questi” cardinali” Lettera a Franco individua Miliàn-Astray come referente diretto di una storia futura. Facendo un film che appare storico si amplifica una lente d’ingrandimento del pubblico e per Amenàbar le critiche ci sono state . Raccontare una versione dei fatti non è raccontare la storia e Lettera a Franco rimane godibile, sebbene non un capolavoro, ma senza pretese di imporre alcuna idea soprattutto quella di un vecchio intellettuale.