Days of being wild

Yuddy è un giovane uomo dedito all’autodistruzione. Nella Honk Nog degli anni sessanta l’uomo frequenta due donne senza provare reale interesse per nessuna. Le signore hanno personalità agli antipodi: una è dimessa e timida mentre l’altra lavora come ballerina in un locale notturno. Dopo alcuni dubbi il protagonista sceglie di partire alla ricerca della madre biologica che non ha mai conosciuto.

Days of beeing wild è il primo film dove Wong Kar Wai introduce i temi che saranno la sua cifra stilistica per eccellenza. L’amore visto come qualcosa d’impossibile da consumare, il ricordo e il dubbio fanno di questa vicenda una favola romantica dell’eroe vanesio incapace di provare sentimenti. Attraverso una narrazione da più punti di vista il regista racconta quanto sia umano costruire sensazioni e perderle per poterle rincorrere. Due donne profondamente affascinate dall’istinto nichilista di un uomo incapace di legarsi perché consumato da un segreto che lo condiziona senza scampo.

Yummi non conosce le sue origini, si sente abbandonato al punto di vivere come un’allucinazione dubitando della sua stessa esistenza. Days è un’esperienza visiva che suscita emozioni attraverso la sospensione di tempo e spazio che Kar Wai utilizza in maniera sapiente. I luoghi sono deserti, la pioggia si alterna alla notte e gli orologi campeggiano nelle vite dei protagonisti facendoli godere, spesso dispiacendosi, ogni minuto. Dialoghi all’osso e silenzi assordanti accompagnano lo spettatore a riflettere sul valore dell’amore, totale solo quando non rincorso e invalidante una volta raggiunto.