C’è una nuova ipotesi legata alle possibili cause della morte di Tiziana Cantone che, stando a quanto affermato dal professor Mariano Cingolani in una nuova perizia giurata e da lui firmata, potrebbe non essersi suicidata bensì essere stata strangolata con una sciarpa pashmina.
Morte Tiziana Cantone: non è stato suicidio? La perizia
Dunque, stando a quanto sostenuto dal docente ordinario di Medicina Legale all’Università di Macerata, il suicidio potrebbe essere stata tutta una messa in scena messa in atto allo scopo di celare il delitto. Cingolani del resto è un nome noto nel settore avendo già lavorato in passato al processo Meredith in veste di consulente. La perizia sul caso Cantone è stata chiesa dallo studio legale che assiste la madre della vittima, Maria Teresa Giglio. La perizia verrà dunque inserita nel già ricco fascicolo in mano al sostituto procuratore Giovanni Corona che ha riaperto le indagini e che dunque potrebbe indagare anche per omicidio volontario.
Morte Tiziana Cantone: i contenuti della perizia
A riprova del possibile omicidio vi sarebbero due lesioni provocate in tempi differenti: la 31enne di Mugnano trovata morta il 13 settembre 2016 nella sua villa, presenterebbe una lesione compatibile con l’ipotesi di strangolamento e, poco dopo una seconda lesione che indicherebbe l’impiccamento. Ricordiamo che la Cantone era stata vittima di Revenge Porn ed inizialmente le indagini erano partite dall’ipotesi di suicidio. Ma i nuovi elementi hanno spinto i giudici di Napoli ad allargare lo spettro delle indagini dopo aver riaperto il caso. E l’ultima perizia apre le porte a uno scenario mai preso prima in esame focalizzandosi sulle ferite presenti sul collo della vittima.
Cingolani scrive che “la seconda lesione reca caratteristiche tipiche del solco da strangolamento, per uniformità di profondità, continuità e andamento trasversale. La lesione due (ipotesi strangolamento) ha preceduto la lesione uno (impiccamento, suicidio)”. “L’impiccamento ha avuto lo scopo di dissimulare – secondo il docente – confondere o rendere più difficilmente percepibile la prima modalità lesiva, tentando di simulare una modalità lesiva risaputamente suicidiaria”.