La mancanza di intelligenza non è MAI una colpa. L’ignoranza può non essere SEMPRE una colpa, ma in ogni caso provocherà dei danni, al diretto interessato o al mondo che lo circonda. Questo in quanto la mancanza di intelligenza non è determinata dall’individuo, ma dalla natura. La mancanza di conoscenza (cioè l’ignoranza) pur potendo essere determinata o favorita da fattori esterni (ambientali, familiari o sociali), in determinati casi risulta una libera scelta dell’individuo.
L’ignoranza inconsapevole
Ma andiamo con ordine. Dunque l’ignoranza può essere provocata da fattori esterni, come ad esempio il contesto ambientale: crescere in una situazione di degrado, di povertà materiale e culturale, essere privi di punti di riferimento materiali (scuola, oratorio, centri di aggregazione) o umani (la famiglia, i professori, una cerchia di amici) rende molto difficile, quasi impossibile accedere all’istruzione e quindi alla conoscenza. In altri contesti invece, l’accesso all’istruzione pur essendo garantito, viene impartito da insegnanti che privilegiano un unico modello culturale: è il caso delle scuole a matrice religiosa di stampo integralista o a matrice politica di stampo dittatoriale. Venendo a mancare il confronto con altri modelli culturali, la conoscenza non potrà che risultare parziale e limitata da confini predeterminati da altri. Ignoranza indotta, quindi.
Ignoranza scelta: consapevole e distruttiva
E veniamo a una terza categoria che vede i soggetti coinvolti, del tutto in grado di accedere all’istruzione e di ricevere insegnamenti ispirati a programmi didattici aggiornati e a modelli culturali sufficientemente diversificati. È il caso dei rappresentanti delle classi medie e benestanti della maggior parte dei Paesi occidentali. Ma questo scorcio del XXI° secolo ci sta mettendo di fronte a un fenomeno sempre più evidente. Quello cioè delle persone che, pur avendo ricevuto o potendo ricevere tutta l’istruzione e l’accesso alle informazioni atte a formarsi una visione obiettiva del mondo, scelgono la non conoscenza. Un fenomeno che vede coinvolta la gente comune, ma sempre più frequentemente anche chi detiene le leve del potere, i capi di stato; e non stiamo parlando dei governanti di Paesi cosiddetti sottosviluppati, ma di alcuni di quelli in primissimo piano sullo scenario internazionale.
A questi livelli l’ignoranza può essere colposa, se l’individuo pur venendo messo nelle condizioni di apprendere, sceglie deliberatamente di non farlo. E in quanto scelta a carico dell’individuo, questo tipo di ignoranza non può essere scusata. Anzi, visto che provoca altrettanti danni dell’ignoranza inconsapevole, va giudicata con maggiore severità.
Nego, dunque esisto
Eccoci per esempio assistere all’onda montante del negazionismo. Infatti cos’è un negazionista se non un individuo che, pur avendo la possibilità di apprendere tutte le informazioni o le spiegazioni dimostrate e dimostrabili su un dato argomento, sceglie di non accettarle e di sposarne altre non dimostrate né dimostrabili? È qualcuno che sceglie di restare nell’ignoranza.
Ma perché un essere in grado di intendere e di volere arriva a fare una scelta di questo tipo? Cosa lo muove, cosa spera di ottenere? Se arriva a scegliere di negare l’evidenza sposando tesi che al giorno d’oggi perfino un bambino potrebbe facilmente confutare (gente, vogliamo parlare dei “terrapiattisti”?), lo farà sperando di averne un tornaconto… già, ma quale? Io mi sono fatto un’idea: e cioè che dietro queste scelte di consapevole ignoranza vi sia la molla dell’interesse.
Il fascino indiscreto dell’ignoranza
Se è più difficile arrivare a capire quale forma di interesse possa di volta in volta muovere i vari gruppi di gente comune che scelgono la non conoscenza (forse quello di dimostrarsi più furbi o meno creduloni degli altri? Di screditare gli odiati scienziati?), a mio avviso lo è molto meno quando si tratta di politici che governano intere nazioni.
Negare l’evidenza dei cambiamenti climatici, ad esempio, può consentire di continuare a sovvenzionare i produttori di fonti energetiche fossili o di materie non biodegradabili. Negare l’evidenza del rapporto tra il numero di armi vendute e il numero di stragi annualmente commesse può consentire agli industriali che quelle armi producono, di continuare a farlo indisturbati. Negare che le pandemie esistono può servire a tenere in moto la macchina del commercio lasciando la popolazione libera di circolare e quindi di spendere, a tutto vantaggio di multinazionali, mercati e relativi azionisti, oppure può contribuire a liberare un’altra porzione di foresta pluviale oltre che dagli alberi (per quelli già ci sono gli incendi, giammai provocati dall’effetto serra) anche dalle ingombranti tribù dei nativi, a favore dei preziosi latifondisti. Queste categorie di beneficiari dell’ignoranza dei potenti, potremmo definirle lobby oppure… i veri grandi elettori. Pronti a compensare profumatamente chi volentieri si è arreso alla languida tentazione dell’ignoranza.
Foto di Harish Sharma da Pixabay