“Sei quella” è un pezzo diretto che dice “Sì, sei proprio tu quella che cercavo”.
CHI E’ RUGGERO
Una bella certezza, nonostante la sua giovane età, per Ruggero, pseudonimo di Filippo Lazzari, nato a Cremona, classe ’93.
Dopo aver scritto di temi delicati come la disabilità nella canzone “Sassi turchini”, ha lanciato su Youtube il progetto “Atineres”, una serie di videoclip musicali che raccontano di un viaggio alla ricerca della serenità.
Dopo la pubblicazione dei primi quattro episodi della serie (“Sentirmi meglio”, “Noia da 10”, “Pirandello”, “10 donne nude” feat. Luca D’Arbenzio”), è uscito un nuovo brano dal titolo “Sei quella”, che Ruggero ci racconta in quest’intervista.
IL BRANO
Ruggero, dal 2 ottobre è disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming “Sei quella”. Cosa puoi dirci di questo brano?
È una canzone per un amore, quasi un identikit, in cui metto in luce punti di forza e fragilità di una donna, piccola e gigante allo stesso tempo. È la volontà di farsi forza a vicenda, di arrivare dove non arriva l’altro/a. È il 5° episodio della mia serie musicale “Atineres”, un viaggio alla ricerca della serenità che, con “Sei quella”, inizia a concretizzarsi attraverso la certezza di volere quella donna al proprio fianco.
Cosa c’è di diverso da brani precedenti come “10 donne nude” o “Il mio giorno fantastico”?
“10 donne nude” è il brano che lo precede, un colpo di testa, una voglia di conoscere e sperimentare che mi ha portato ad allontanarmi dalla suddetta donna. Per questo ha un sound più ritmico, ma allo stesso tempo nostalgico e inquieto. “Il mio giorno fantastico” è il pezzo trainante del mio primo disco che, nonostante risalga solo a un anno fa, è un’altra storia. Ogni mia canzone o progetto rappresenta un cambiamento. Non sono mai la stessa persona che ero ieri.
METODO O ISPIRAZIONE?
Ci racconti come nasce una tua canzone? Sei metodico o segui l’ispirazione?
L’ispirazione (e quindi la “pancia”) mi danno la spinta iniziale, che può essere musicale, testuale o semplicemente un’idea vaga ma forte. Poi subentra la razionalità che con un lavoro certosino agisce per rendere definito e presentabile il tutto. Il tempo di questo processo, per quanto mi riguarda, può essere un giorno oppure anni.
A quale genere di musica senti di appartenere?
Al pop ed alle sue mille sottocategorie che onestamente non conosco e non mi interessa nemmeno conoscere. Cerco sempre qualcosa di nuovo che mi faccia vibrare l’anima: può essere un tipo di sound, una melodia, un testo forte. Ma comunque orgogliosamente pop e popolare. La sfida è fare un pop di qualità.
Quando hai iniziato a fare musica? È il suo sogno da sempre o è arrivato più tardi?
Diciamo che la musica mi accompagna bene o male da sempre. Da piccino preferivo avere una chitarra piuttosto che la Play Station. Quando a 19 anni fa mi sono trasferito a Firenze ho guadagnato autonomia, soprattutto da preconcetti. E allora ho iniziato ad ascoltarmi e a capire che la musica doveva essere il mio lavoro.
IL NOME D’ARTE
Perché hai scelto come nome d’arte Ruggero?
È una storia buffa! Non l’ho scelto io bensì un mio amico che un giorno cominciò a chiamarmi così senza motivo. Sempre più persone cominciarono a farlo e da lì nacque Ruggero. Tant’è che il mio primo album si intitola “La gente mi chiama Ruggero”
Nella canzone “Pirandello” dici “Io che sono a volte Rocky a volte Paolo Villaggio”. Oggi Ruggero come si sente?
Questo periodo mi sta rendendo molto Paolo Villaggio. Ogni tanto però ho un sussulto, e qualche stimolo mi fa ancora scazzottare come Rocky!
I PROGETTI
Che progetti hai per i prossimi mesi?
Sicuramente portare a termine la serie “Atineres.” Mancano ancora 3 episodi e un gran finale, poi ho in cantiere progetti musicali e non, ma bisognerà capire cosa ci riserverà questo pazzo periodo storico.