F1 e MotoGP: sceneggiature di due saghe a confronto

Hamilton si laurea per la settima volta campione del mondo e raggiunge Schumi. A Valencia vince Morbidelli ma è Mir a ottenere il titolo. Due Mondiali diametralmente opposti nella forma e negli esiti finali, ma che rivelano una curiosa analogia

Se la Formula 1 fosse una saga cinematografica verrebbe da pensare che la regia sia sempre affidata alla Mercedes e il protagonista assoluto a Lewis Hamilton. Se si parla di MotoGP invece il registro cambia. Mai come quest’anno abbiamo visto tanti vincitori diversi, ma il filo conduttore sembra, per assurdo, essere l’assente Marc Marquez. A lui va il ruolo del protagonista messo da parte per esigenze di copione, ma che è sempre presente come un’ombra tacita sulla scena del Motomondiale, a ricordare che nessuno al momento è in grado di insidiare pericolosamente la sua egemonia. Con i due calendari falsati per via della situazione che stiamo vivendo non era del tutto banale aspettarsi dei colpi di scena. E parlando di F1, quale occasione migliore se non al Gran Premio della Turchia, che per tutto il weekend è sembrata essere la tappa degli imprevisti? Complice una pista molto scivolosa e resa ancora più viscida dall’intermittenza della pioggia ci si poteva aspettare di tutto, persino che Lewis sbagliasse.

Le sette meraviglie di Lewis

E invece proprio all’Istanbul Park Hamilton centra l’ennesimo colpo ed eguaglia il record dei sette titoli mondiali di Schumacher. Partito dalla sesta piazza, Lewis avrebbe potuto accontentarsi di condurre una gara conservativa, che gli avrebbe comunque garantito il titolo. Ma non sarebbe stato Hamilton, quindi dopo aver lasciato sfogare davanti i suoi colleghi della Racing Point e della Red Bull, ha innescato una rimonta da manuale, con una gestione delle gomme pressochè perfetta in circostanze estreme. Che guidi un’astronave ormai è cosa assodata. Ma basta pensare al suo compagno Bottas per capire che il più delle volte le prestazioni della Mercedes rischiano di sminuire quello che è il reale valore del pilota di Stevenage.

Ferrari esce dalla sua “Zona Rossa”

A fare la differenza sul bagnato è anche la Ferrari con un Sebastian Vettel che ritrova la gioia del podio dopo 16 gare. Il tedesco, partito nelle retrovie, conduce una rimonta magistrale nella prima parte di gara confermando un bel feeling con le full wet e all’ultimo giro approfitta di un errore di Leclerc, che va lungo nella staccata su Perez, per centrare la terza posizione. Bello rivederlo sul podio in una stagione che l’aveva rifilato in seconda linea. Così come è bello l’abbraccio destinato a Hamilton al parco chiuso che va a suggellare un’epoca racchiusa nella figura di due fenomeni e 11 titoli mondiali insieme.

La MotoGP più pazza di sempre

In MotoGP la situazione è ben diversa. Al secondo appuntamento a Valencia vince Franco Morbidelli ma è Joan Mir, autore di una gara giocata in difesa, ad agguantare il suo primo titolo nella classe regina. L’infortunio di Marquez ha lasciato completamente campo libero ai suoi avversari. Ma questa porta spalancata invece di mettere in luce il naturale erede dello spagnolo, nonchè principale insidiatore del suo dominio, non ha fatto altro che rivelare i limiti di chi correrà contro di lui il prossimo anno. Quartararo, Binder, Dovizioso, Oliveira, Morbidelli, Vinales, Petrucci, Rins e Mir. 9 vincitori in 13 gare con il titolo assegnato al pilota Suzuki, vincitore di un’unica gara. Un campionato senza un reale padrone, o meglio, il padrone c’è e quest’anno il Mondiale se l’è visto comodamente dal divano di casa. Sicuro che, riacquisita la piena forma fisica, tornerà in pista da protagonista, regista e pure scenarista, almeno che qualcuno trovi il modo di riscrivere un film già visto e regalare nuovi colpi di scena.