La Casa Azul riprodotta nella mostra multimediale
‘Dipingo autoritratti perché sono la persona che conosco meglio’ affermava Frida Kahlo. Attraverso il suo universo surrealista, la pittrice messicana ridimensionava la sua quotidianità, non certo i suoi sogni. Un’esistenza fatta di tormenti amorosi e passioni politiche, che si intercalavano alle complicate condizioni fisiche dell’artista: nei suoi dipinti prendevano forma le devastanti emozioni, emblema del mito, che risorgono ancora oggi attraverso documenti, lettere, foto.
Alla Fabbrica Del Vapore, ‘Frida Kahlo – Il Caos Dentro’, approfondisce il genio dell’artista messicana esplorando il suo mondo da angoli e punti di vista originali. Esaminando le influenze che condizionarono i punti di svolta principali nella carriera dell’artista, l’esposizione è un caleidoscopio costruito da un itinerario fotografico e ricostruzioni multimediali. Curata da Antonio Arevaldo Aleandra Matiz e Milagros Ancheita, la mostra è concepita come un diario che segue la biografia dell’artista, regalandoci per un’oretta l’illusione di poterci identificare nella sua quotidianità. Due piani per oltre 1.600 mq di spazio, ripercorrono la dimensione intima, sociale e culturale dell’artista, proiettandoci indietro nel tempo.
Sezioni tematiche ripercorrono la vita di Frida
L’universo di Frida è illustrato attraverso capitoli tematici scenografici; a cominciare dalla minuziosa riproduzione dei luoghi cari dell’artista a Casa Azul, la celebre magione messicana costruita in stile francese da Guillermo Kahlo nel 1904, oggi uno dei più popolari musei a Mexico City. La camera da letto, lo studio realizzato nel 1946 al secondo piano e il giardino sono riprodotti nei minimi dettagli. Nella luce naturale possiamo immergerci nei particolari suggestivi delle ambientazioni ricalcate in un set quasi cinematografico. I pennelli colorati, la scrivania e la sedia rossa impagliata, il cavalletto e la sedia a rotelle presenti nell’atelier colorato rievocano i momenti di intensa creazione artistica della pittrice.
L’intimità dei luoghi di Casa Azul ritorna nella sezione dedicata ai ritratti fotografici di Frida, realizzati dal celebre fotografo colombiano Leo Matiz Espinoza. Le immagini ci mostrano la pittrice, giovanissima, con lo sguardo fiero e già pieno di femminilità, prima dell’incidente che le cambiò la vita e il rapporto con il proprio corpo.
L’amore tormentato per Diego Rivera
La mostra prosegue al piano superiore con una sezione dedicata alla relazione travagliata tra Frida Kahlo e il marito Diego Rivera.
Attraverso le lettere si racconta la tormentata storia d’amore tra i due artisti, fatta di battaglie, flirt, tradimenti e matrimoni reiterati. Una relazione crudele e passionale, che riemerge attraverso le parole scambiate tra ‘l’elefante e la colomba’ – appellativi coniati dalla pittrice per via dei loro aspetti fisici così radicalmente opposti. Dalle lettere di Frida, divorata dall’amore, scaturisce la gelosia e il dolore che oscillano tra i sentimenti d’affetto per il pittore muralista.
L’importanza della cultura messicana nell’opera di Frida
Lo stile e le opere di Frida Kahlo sono inseparabilmente ancorate alle radici indigene del suo paese d’origine. Nei dipinti dell’artista la sua personalità si tramuta in un’icona dell’individualità tipicamente messicana. Da Città del Messico, luogo nativo della pittrice, al forte legame con la popolazione indigena e matriarcale dell’Oaxaca, dalla quale proveniva la madre, i molteplici simbolismi della cultura messicana resistono attraverso il suo stile estetico distintivo e particolare.
Un fattore essenziale al quale la mostra dedica un’intera sezione, gettando lo sguardo sull’arte popolare, raccontandone l’origine e l’evoluzione attraverso riferimenti storici. Giocattoli e ceramiche, collane, anelli e abiti ricchi e colorati trasformano Frida in una figura archetipica della tradizione autoctona, contestualizzando le opere della pittrice. E ci spiegano come il suo stile abbia ispirato stilisti come Kenzo, Ferragamo, Moschino e Missoni.
Gli autoritratti dell’artista
La sezione ‘Frida e il suo doppio’ espone quindici tra i più celebri autoritratti, dove finalmente possiamo assistere ai capolavori di Frida Kahlo, come Autoritratto con collana (1933), Autoritratto con treccia (1941), Autoritratto con scimmie (1945), e La colonna spezzata (1944). Tutte le riproduzioni sono in formato Modlight, una forma di retroilluminazione organica, dove il dipinto digitalizzato viene riprodotto nelle sue dimensioni originali attraverso una pellicola particolare.
Attraverso i suoi autoritratti, il caos travolgente e irrazionale dell’artista ribadisce la sensibilità geniale che tutt’oggi inquadra Frida Kahlo come simbolo dell’avanguardia artistica messicana, capace di impressionare in ogni epoca e confine.
La mostra è aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 19.30; sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 21. La biglietteria chiude trenta minuti prima.