Coppa Italia: la Juventus é la prima finalista. Partita imbarazzante.
Patrizia Missagia13/06/2020
La vecchia Signora manda a casa il Diavolo. Chi sarà la seconda finalista?
“L’importante era passare il turno e guadagnare la finale di Coppa Italia”, parola di Leonardo Bonucci, nel dopopartita di Juventus-Milan, seconda gara di semifinale di coppa Italia. E’ vero, ha ragione lui, il “ totem” bianconero, ma c’è modo e modo, signor Capitano, per arrivarci e raggiungere l’obiettivo prefissato.
Spettacolo imbarazzante
Non serve essere i più forti (sulla carta), serve anche dimostrarlo (in campo). Ed è proprio qui, sul rettangolo verde dell’Allianz, lo stadio di Madama, spoglio del suo tifo e (stranamente), abulico nel suo baldanzoso incedere, che invece è andato in scena uno spettacolo che definire quantomeno imbarazzante non rende affatto l’idea; una partita di livello poco più che mediocre anche perché in campo la disparità fra le due contendenti era talmente evidente (Juve avanti tutta pur se col motore parzialmente ingolfato, Milan in palese difficoltà…) che non ci voleva molto a capire come sarebbe andata a finire. E tutti a chiedersi, guardandosi negli occhi, quale sarebbe stato il risultato finale, ma soprattutto con quanti gol la Vecchia Signora avrebbe messo a tacere le velleitarie speranze del Diavolo.
E come sempre l’abitro ci mette il naso
Invece no. E allora che è successo? Beh, è accaduto che i rossoneri di mister Pioli – in gramaglie per aver dovuto fare a meno di tre suoi importantissimi moschettieri (Ibra, Theo e Samu appiedati dal giudice sportivo oltre a Musacchio infortunato) – in modo del tutto inaspettato e irrispettosi anche nei confronti di un destino cinico e baro, hanno saputo tenere la barra dritta, guardare Sua Maestà nel profondo degli occhi e giocarsela senza soccombere. E i loro sogni non si sono infranti neppure quando il signor Orsato (ohibò!), arbitro della contesa, ha deciso in modo subdolo e unilaterale, di salire in cattedra e, nel giro di pochi istanti (la gara era iniziata da appena una manciata di minuti, 15 per l’esattezza), provare a mutare radicalmente il corso degli eventi prima (con l’ausilio del Var) concedendo un penalty ai padroni di casa per un fallo di mano, apparso ai più involontario, di Conti su situazione da calcio d’angolo (battuto poi sul palo dallo specialista Ronaldo), quindi, in fase di ripartenza dei rossoneri, espelleva Rebic reo di aver alzato troppo un arto malandrino e colpito al petto Danilo.
Il Milan, ferito nell’onore e nei sentimenti, si richiudeva ancor più su se stesso, rinserrava ulteriormente i ranghi e con Romagnoli (migliore in campo tra le fila rossonere) alzava un muro pressoché invalicabile dinanzi a Donnarumma. Così, si andava al riposo senza vincitori ne vinti.
Secondo tempo, stesso copione
Al ritorno in campo, stessi organici, identico copione: Juve in costante pressione mente il Milan stretto nella propria trequarti, provava semplicemente ad allentare la presa con sporadiche sortite comunque prive della sostanziale efficacia. La partita si incanalava così verso una direzione assai ben definita ma senza un’idea, un “colpo di genio”, un’illuminazione in grado di portare a risultati concreti. Madama ci tentava in ogni modo a scardinare l’ostacolo avverso e arrivare al gol ma puntualmente sbatteva contro il muro di gomma che i rossoneri gli ponevano dinanzi. Solita girandola di sostituzioni (ben 5, come da ultime decisioni dei vertici istituzionali anziché le canoniche 3) poi, nell’ultimo quarto d’ora anche gli ospiti con Romagnoli a dirigere l’orchestra uscivano dal guscio creando le basi per un paio d’opportunità con Calhanoglu e Kjaer che per un nulla rischiavano di mettere in scena una beffa da antologia. Nulla di che, pertanto è la Juve, senza redigere nulla di realmente convincente, la prima finalista in attesa di definire, questa sera, l’avversario che uscirà dall’altra sfida, quella fra Napoli e Inter.
Marcello Montanti e Michele La Francesca31/08/2023
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