Less is better . Nessun idioma potrebbe sintetizzare meglio la carriera di Bill Withers, straordinario cantautore che ci ha lasciato il 30 marzo, a 81 anni.
Less is better
Less is better perché le canzoni che ha scritto sono essenziali, asciutte, rese grandi da melodie indimenticabili, caratterizzate da un’interpretazione priva di fronzoli, che arriva diritta al cuore e da liriche incisive, di quelle che fanno riflettere.
Less is better perché Bill Withers non amava apparire e fare parlare di sé al di fuori della sua musica . Di scarsa presenza scenica e persino un po’ impacciato nei video d’epoca che abbiamo visto in questi anni, Bill Withers è stato un artista introverso, spigoloso, che ha saputo farsi conoscere, apprezzare ed amare realizzando pochi album , all’interno dei quali si concentrano però molti capolavori della storia della black music, e della musica americana in generale.
Ain’t no sunshine, Lean on me, Grandma’s hands
Ain’t no sunshine, Lean on me, Grandma’s hands , gioielli pubblicati all’inizio degli anni ’70 nei suoi primi due album fanno parte a pieno titolo della storia della soul music, e quella voce incisiva, appassionata, inconfondibile ha segnato a pieno titolo i primi anni ’70 .Queste canzoni erano state incise per una piccola etichetta chiamata Sussex Records, ed era abbastanza inevitabile che dopo un successo così straordinario le grandi major cercassero di metterlo sotto contratto. Ma i successivi anni con la Columbia non sono stati facili; obbligato dalle regole del marketing dell’epoca Withers ha pubblicato un album all’anno, come si usava allora, tra il 1975 e il 1978, ma soltanto un brano contenuto nel suo “Menagerie” , pubblicato nel 1977, ha potuto eguagliare gli straordinari successi di inizio carriera.
Lovely Day
Lovely Day, paradossalmente non scritta ma soltanto interpretata da Bill, è una delle canzoni più conosciute della musica nera degli anni ’70 ed è stata riproposta negli anni da una grandissima quantità di artisti tra cui Jill Scott, Kirk Franklin e solo un anno fa da una delle voci più promettenti delle nuove generazioni, quel José James che ne ha reso una eccellente versione in duetto con Lalah Hathaway all’interno di un meraviglioso album titolato “Lean on me: The music of Bill Withers”, interamente dedicato alla riproposizione dei suoi maggiori successi.
Infastidito dalle ingerenze della casa discografica che lo invitava a sfornare hits di sapore vicino a quel soul leggero che, a quei tempi, aveva totale monopolio delle radio e delle discoteche, Withers decise di allontanarsi dalla composizione, anche perché la Columbia rifiutò di pubblicare alcune canzoni che lui aveva proposto all’etichetta, perché troppo lontane dai suoni e dagli stili in voga in quel momento.
In quegli anni, paradossalmente, Withers , senza pubblicare alcun album, consolida il suo mito e interpreta due che saranno tra i maggiori successi della sua carriera. Negli album jazz/fusion di quel periodo veniva quasi sempre inserito un brano con un ospite alla voce , che consentisse al disco di avere l’opportuna promozione radiofonica: la voce personalissima e lo stile asciutto di Bill Withers erano perfette per questo scopo.
Billboard
Nel 1979 il sassofonista Grover Washington Jr. pubblica Winelight, il singolo Just the two of us, che si avvale della grande interpretazione di Withers; è un successo enorme, arriva addirittura al n. 2 della classifica di Billboard e consente a quell’album di diventare uno degli album jazz più venduti di ogni epoca, diventando addirittura disco di platino negli States, quando per diventare disco di platino bisognava vendere un milione di copie.
L’anno successivo i Crusaders lanciano il loro album Rhapsody and Blues con il singolo Soul Shadows. Altro trionfo, la seconda carriera di Bill Withers, non più cantautore ma formidabile interprete raggiunge il suo picco massimo. Forte del suo successo e della sua popolarità, Withers registra e pubblica nel 1985 c , che conterrà alcune delle canzoni che anni prima l’etichetta aveva rifiutato, reputandole poco interessanti dal punto di vista commerciale. Il disco è magnifico, sofisticato, splendidamente suonato da alcuni dei più interessanti musicisti dell’epoca, ma la grande hit non c’è . Oh Yeah, il primo singolo, non raggiunge i vertici di notorietà dei suoi precedenti successi, e le altre meravigliose canzoni contenute nell’album sono forse troppo sofisticate per potere arrivare facilmente al grande pubblico.
L’addio alle scene di Bill Whiters
Un chiaro esempio di un disco di grandissima intensità ma non proprio accessibile al grande pubblico è You Just Can’t Smile It Away, struggente e meravigliosa canzone dedicata alla fine di un amore cantata da Withers accompagnato soltanto da una tastiera. Quel brano sarà il suo ultimo , eccezionale capolavoro. Il mancato successo di quell’album e il conseguente disappunto della Columbia induce Withers ad allontanarsi dalla scena, con la consueta discrezione. Watching You Watching Me sarà il suo ultimo album.
Negli anni successivi una cover di Lean On Me del gruppo R&B Club Nouveau riporterà una suo brano al numero 1 delle classifiche americane, e in piena era Hip Hop molte delle sue canzoni sono state campionate da grandi artisti con eccellenti risultati. In particolare nel successo planetario dei Blackstreet “No Diggity” la melodia è proprio un campionamento di Grandma’s Hands.
Nonostante queste canzoni e le numerose cover dei suoi brani abbiano mantenuto alta l’attenzione sulla sua arte e a dispetto della grande considerazione che critica e pubblico gli hanno manifestato negli anni successivi al suo ultimo album, Bill Withers non è mai tornato sulla scena e non ha pubblicato nulla di nuovo.
Nel 2015 viene ammesso nella Rock ’n Roll Hall of Fame; durante la cerimonia Stevie Wonder e John Legend hanno cantato le sue “Lean on me” e “Ain’t no Sunshine”, nessuno si è sorpreso che un artista di tale grandezza e umiltà abbia lasciato cantare loro, per raggiungerli sul palco, con la consueta discrezione, solo per il ritornello finale .
Stefano Concion