Quarantena, l’infallibile test di distanza e contatto forzati

La situazione attuale mette l'uomo di fronte a una dura prova, che potrebbe però rivelarsi benefica

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Quarantena, day 147. Almeno in testa. Il cigolio del letto della giovane coppia del terzo piano, iniziato d’improvviso nei primi giorni di isolamento, è stato altrettanto di colpo sostituito da litigi furiosi. Con un infallibile test, il contatto forzato è riuscito a spezzare, più o meno piacevolmente, il silenzio che di solito dominava nell’appartamento – rapporto? – della coppia. Mettendo in luce la profonda distanza che si ostinavano a ignorare.

Come è successo in Cina, molte coppie nel mondo finiranno per separarsi, superando una volta per tutte le cocciute ragioni o l’inerzia che le tenevano ancora insieme. Mentre molte altre, malgrado gli umani battibecchi quotidiani, si scoprono in questi giorni più forti di quello che credevano e si impegnano per proteggere il proprio bene dal male. La distanza – dall’amore, dalla natura, dalla sola fonte di guadagno, da una casa troppo piccola – porta a concentrarsi sulla situazione in cui ci si è ritrovati, a interrogarsi sulle scelte fatte o imposte e rivalutarle. Forse in fondo questo test non è poi così malsano.

Vicinanza e contatto, tra le chiavi del futuro dei bambini

Il controverso rapporto con distanza e vicinanza inizia da bambini. Cure e carezze dei genitori strutturano, nella maggiore o minore costanza, il modo in cui si relazioneranno agli altri e a se stessi da adulti. Malediciamo le torture di fratelli e sorelle maggiori, perennemente incollati a noi dalla nascita. Siamo il loro gioco preferito e insieme gli eletti eredi della loro saggezza, dall’alto dei loro 4 anni.

Il bisogno di proteggerci e di insegnarci la vita è la loro prima importante missione, destinata a impegnarli per sempre. Se abbiamo la fortuna di non esserne allontanati da stupidi litigi o incompatibilità di carattere, la loro presenza e tutto quel contatto diventano quanto di più prezioso la vita ci abbia dato. Li stringono a noi nella mente, prima che in un abbraccio, in quarantena come nelle sfide di ogni giorno.

Che bella sei, sembri più giovane

Separati dagli affetti più cari, ne eleviamo l’immagine nel pensiero, isolando i pregi che ce li rendono speciali e dimenticando, in qualche caso, le ragioni che ci avevano portato ad allontanarci. “Che bella sei, sembri più giovane. O forse sei solo più simpatica”, cantava Lucio Battisti in “Ancora tu”, immaginando di rincontrare un’ex che non vede da un po’. Ironico, e talmente vero.

La passione di innamorati che vivono in città diverse si ravviva ad ogni lunga attesa prima di ritrovarsi. È dell’attesa stessa, come scriveva Giacomo Leopardi, che l’entusiasmo si nutre, per poi dissolversi al raggiungimento dell’obiettivo che avevamo associato al perseguimento della felicità. Non piccolo particolare, lo scriveva dalla sua casa a Recanati, in cui viveva una quarantena forzata dalle gravi condizioni fisiche.

Un metro, migliaia di chilometri

Le mura delle nostre case ci fanno sentire imprigionati ma ci permettono anche di allontanarci, almeno fisicamente, da piccole grandi violenze del quotidiano: patemi d’animo se si rischia di far tardi al lavoro, insulti gratuiti di sconosciuti che si sono svegliati di malumore, invidie e pettegolezzi di colleghi, abusi di potere. Solo qualche esempio, ma la lista è lunga.

Nel complesso lavoro di relativizzazione che la situazione ci impone, la distanza intesa come spazio fisico assume nuovi significati. Le migliaia di chilometri che ci separano da paesi lontani in cui, per mancanza di tempo o di fondi, non siamo ancora riusciti ad andare, diventano un nulla rispetto al metro che ci separa dalle persone. Cerchiamo ispirazione nei bambini che siamo stati per allargare con l’immaginazione le pareti delle nostre case, trasformare monolocali in castelli, minuscoli balconi in sconfinati giardini. Promettendoci, alla fine di tutto questo, di impegnarci a realizzare finalmente quel viaggio, in fondo non così lontano.

Intanto, al terzo piano, le urla sono state di nuovo sostituite da gemiti. Sul finire del day 147 di quarantena, la pace sembra aver trionfato. Poveri vicini.

 

Foto di congerdesign da Pixabay