Abusi nella Chiesa di Bolzano e Bressanone: 67 vittime tra il 1963 e il 2023

Un’indagine indipendente rivela molestie su minori nelle Diocesi altoatesine di Bolzano e Bressanone. I dati mostrano l’ampiezza di un fenomeno sommerso che scuote la comunità.

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Nel corso di sei decenni, tra il 1963 e il 2023, sono emersi 67 casi accertati di abusi su minori nelle Diocesi di Bolzano e Bressanone. Il rapporto, commissionato dalla Diocesi stessa allo studio legale Westpfahl Spilker Wastl di Monaco di Baviera, mette in evidenza la gravità di un fenomeno che coinvolge 24 sacerdoti e 59 vittime. Le vittime erano per lo più bambini e ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 14 anni, con una prevalenza di bambine rispetto ai coetanei maschi.

Diocesi di Bolzano e Bressanone: abusi difficilmente quantificabile

Secondo lo studio legale incaricato, i numeri riportati rappresentano soltanto la punta dell’iceberg. “Le cifre disponibili riflettono solo ciò che è emerso finora, ma il fenomeno sommerso è molto più ampio e complesso da quantificare”. Lo studio, basato su documenti forniti dalla Diocesi di Bolzano e Bressanone, ha anche evidenziato che alcuni casi sono stati dimostrati attraverso confessioni. Alcuni di questi ritenuti plausibili, mentre 14 restano in una zona grigia senza conferme definitive.

Collaborazione trasparente e unica in Italia

La Diocesi di Bolzano e Bressanone si distingue nel panorama italiano per aver concesso pieno accesso alla documentazione necessaria per condurre l’indagine. “In altri contesti italiani – ha sottolineato lo studio legale – non è stata data la stessa disponibilità. Questo ha reso Bolzano e Bressanone un caso unico tra oltre 200 Diocesi nazionali”. Nonostante ciò, i nomi delle vittime e degli autori degli abusi non sono stati divulgati, per tutelare la privacy e prevenire ulteriori traumi.

Abusi a Bolzano e Bressanone: un appello alle vittime

Un passo importante nell’indagine è stato l’appello pubblico lanciato nel febbraio 2024, che ha consentito di raccogliere numerose testimonianze aggiuntive. Il rapporto non si è limitato a riportare i numeri, ma ha analizzato le carenze sistemiche della Diocesi, offrendo raccomandazioni per prevenire futuri abusi e garantire maggiore trasparenza. “L’obiettivo non è accusare o umiliare nessuno, ma riconoscere le responsabilità e suggerire interventi concreti per migliorare”.

Riflessioni su una realtà dolorosa

La presentazione del rapporto ha visto la partecipazione di alcune vittime, le cui storie hanno aggiunto un toccante elemento umano al quadro emerso dall’indagine. La fiducia, spesso considerata un pilastro nella relazione con figure religiose, risulta profondamente tradita, suscitando riflessioni amare sulla necessità di maggiore vigilanza anche all’interno della Chiesa.

La fiducia è la condizione fondamentale non solo per crescere, ma anche per vivere. Di base nasce e si costruisce nel rapporto con i genitori e permette di scoprire il valore profondo di se stessi. La fiducia sperimentata e vissuta dona in seguito lo spazio e le condizioni per crescere nella fede in ogni cammino di educazione. Un dialogo nella fiducia è decisivo per comprendere e discernere le scelte della vita. Una relazione sicura di fiducia è necessaria per attraversare prove e lutti della vita.

In qualsiasi percorso educativo, ma in modo specifico nei cammini di accompagnamento e formazione nella fede, viene chiesto di aprirsi e confidarsi. Ci si ritrova alla ricerca di una guida o di un responsabile un riferimento da ritenere affidabile e sicuro a motivo del suo ruolo, presupponendo che egli possa offrire sollievo, conforto, consiglio e orientamento.

Vi è dunque una potenziale vulnerabilità in ogni relazione educativa, pastorale e formativa, soprattutto in ambito cristiano. Da qui deriva una consapevolezza decisiva per la comprensione della dinamica degli abusi. L’abuso non è sempre sessuale, ma nel contesto ecclesiale è sempre spirituale e la porta di ingresso è la fiducia che viene manipolata.