I dirigenti di Shein e Temu sono stati convocati dalla commissione parlamentare britannica per rispondere a domande cruciali sulle loro catene di approvvigionamento. In particolare, si è cercato di chiarire se i prodotti delle due aziende contengano cotone proveniente dallo Xinjiang. Infatti è una regione della Cina spesso associata ad accuse di lavoro forzato e violazioni dei diritti umani.
Yinan Zhu, rappresentante di Shein, ha evitato di fornire risposte chiare, definendo il dibattito una questione geopolitica. Ha tuttavia affermato che l’azienda effettua migliaia di controlli tramite società esterne per garantire la conformità alle normative locali.
Accuse di lavoro forzato e il caso degli Uiguri
La controversia riguarda principalmente la minoranza etnica degli uiguri. Nella provincia cinese dello Xinjiang l’etnia sarebbe sottoposta a gravi violazioni dei diritti umani, tra cui lavoro forzato. Organizzazioni per i diritti umani e rapporti internazionali sollevano il dubbio che materie prime e prodotti finiti venduti da Shein e Temu possano provenire da questa regione.
Anche Temu, il più recente concorrente di Shein nel mercato globale, è stata criticata per la mancanza di audit e sistemi di conformità volti a garantire il rispetto delle leggi sul lavoro. Secondo un rapporto del Congresso statunitense, la piattaforma presenta un “rischio estremamente elevato” di essere legata a casi di lavoro forzato.
Shein e Temu: un modello business poco sostenibile
Shein, fondata nel 2012 in Cina e ora con sede a Singapore, e Temu, lanciata nel 2022, si basano su un modello esclusivamente online che punta su prezzi bassissimi e marketing aggressivo. Questo spinge i consumatori a effettuare acquisti impulsivi, spesso di beni non necessari. Silvia Gambi, esperta di moda sostenibile, ha sottolineato come i prezzi stracciati possano nascondere pratiche non etiche, invitando i consumatori a riflettere sulla reale necessità degli acquisti.
Denunce sulle condizioni di lavoro
Indagini condotte da organizzazioni come Public Eye hanno svelato condizioni di lavoro disumane nelle fabbriche che riforniscono Shein. Operai costretti a lavorare più di 12 ore al giorno, sei o sette giorni alla settimana, con un solo giorno libero al mese, continuano a essere una realtà in diverse strutture di produzione. Nonostante le promesse dell’azienda di migliorare la situazione, i risultati delle verifiche sul campo restano preoccupanti.
L’impatto delle accuse sul futuro di Shein e Temu
Shein, che ha registrato una crescita vertiginosa con profitti raddoppiati nel Regno Unito nel 2023, sta cercando di entrare in Borsa a Londra. Tuttavia, la mancanza di trasparenza e le accuse di lavoro forzato stanno sollevando dubbi etici tra politici e regolatori. Un precedente tentativo di quotazione negli Stati Uniti era già fallito per questioni simili.
Temu, dal canto suo, deve affrontare crescenti critiche sul controllo delle sue catene di fornitura, un aspetto che potrebbe minare la fiducia dei consumatori.
Il ruolo dei consumatori
In un contesto in cui i giganti della fast fashion continuano a essere accusati di violazioni etiche, il potere d’acquisto dei consumatori può fare la differenza. Optare per marchi trasparenti e sostenibili è un passo importante verso un futuro più etico e responsabile.