La medaglia al valore e la tragedia evitabile: l’urgenza di armi non letali

Un tragico equilibrio tra vite spezzate e riconoscimenti al valore: perché dotare le forze dell'ordine di strumenti non letali è una priorità

Ripenso al caso del maresciallo Luciano Masini, costretto a sparare per fermare un aggressore armato di coltello a Villa Verucchio. Una situazione drammatica che ha portato a una tragedia evitabile, non per colpa del carabiniere, ma per l’assenza di strumenti adeguati in dotazione alle forze dell’ordine. Se Masini avesse avuto un taser, gas irritanti ad alto potenziale o un fucile con palle di gomma, oggi non staremmo parlando né di un morto né di un’indagine per eccesso colposo di legittima difesa.

Penso a quanto sia paradossale, un servitore dello Stato si trova a dover prendere decisioni estreme per proteggere sé stesso e i cittadini e, invece di essere messo in condizione di agire con strumenti meno letali, viene trascinato in un lungo calvario giudiziario. Non possiamo continuare a mettere le forze dell’ordine in questa posizione. Non possiamo accettare che un maresciallo come Masini, con 35 anni di servizio alle spalle, sia lasciato solo ad affrontare conseguenze che il sistema stesso avrebbe dovuto prevenire.

La mancanza di strumenti non letali

In questo caso, come in tanti altri, è evidente che l’uso della pistola è stato l’unica opzione possibile. Masini ha seguito il protocollo alla lettera: ha intimato l’alt, ha sparato colpi di avvertimento, ha implorato l’aggressore di fermarsi. Ma quando la minaccia era ormai imminente, non ha avuto altra scelta che colpire per salvare la propria vita e quella degli altri. Questo, però, non sarebbe successo se fosse stato dotato di un taser o di altri strumenti non letali. Quante vite si potrebbero salvare e quanti processi si potrebbero evitare se dotassimo i nostri carabinieri di queste tecnologie? La risposta è ovvia.

Un processo evitabile

Ora, il maresciallo si trova indagato per eccesso colposo di legittima difesa, “un atto dovuto” secondo la procura, che però lo costringe ad affrontare spese legali e a vivere un’ingiustizia burocratica che potrebbe durare anni. È inaccettabile che un uomo che ha agito nel rispetto delle regole e per il bene pubblico debba subire una “gogna giudiziaria” solo perché non gli sono stati dati i mezzi per evitare il peggio. Lo Stato non può chiedere alle sue forze dell’ordine di rispondere con mezzi insufficienti e poi giudicarle quando le cose vanno nel modo più tragico.

Serve una riforma urgente

La presidente del Consiglio ha espresso vicinanza al maresciallo, chiedendo che gli vengano coperte le spese legali e proponendo un riconoscimento al valore. Un gesto importante, certo, ma non basta. Servono riforme concrete, strumenti non letali come il taser devono diventare la norma per tutti gli operatori delle forze dell’ordine, affinché possano agire con efficacia senza dover ricorrere a decisioni irreversibili. Inoltre, è fondamentale rivedere le leggi sulla legittima difesa in servizio per proteggere chi opera in situazioni di pericolo estremo.

Un Maresciallo coraggioso

Non possiamo continuare a mettere i carabinieri e la polizia in una posizione così difficile. Il maresciallo Masini ha agito come chiunque avrebbe fatto al suo posto, con coraggio e professionalità. Ma la vera domanda è: perché non aveva altre opzioni? La risposta non può essere lasciata al caso. Dotare le forze dell’ordine di strumenti non letali è una priorità che non possiamo più ignorare. Solo così possiamo garantire sicurezza per tutti, senza morti inutili né processi ingiusti.