Filippo Turetta, giudizio immediato: ergastolo
La sentenza è stata pronunciata martedì pomeriggio, dopo un processo iniziato il 23 settembre con la formula del giudizio immediato, che consente di evitare l’udienza preliminare in presenza di prove ritenute evidenti.
Filippo Turetta, presente in aula, è stato condannato per i reati di:
- Omicidio volontario aggravato da premeditazione;
- Sequestro di persona;
- Occultamento di cadavere;
- Stalking.
Tuttavia, la Corte ha deciso di escludere l’aggravante della crudeltà, accogliendo invece quella della premeditazione.
Le richieste e le motivazioni della Corte
Il pubblico ministero, durante l’udienza del 25 novembre, aveva chiesto l’ergastolo sottolineando la gravità dei reati e la spietatezza del gesto, mentre la difesa di Turetta aveva cercato di smontare le tesi accusatorie, tentando di evitare il massimo della pena.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni, ma la condanna all’ergastolo sottolinea come i giudici abbiano riconosciuto la premeditazione del delitto, un elemento chiave nella ricostruzione della vicenda.
Il risarcimento alle parti civili
Oltre alla condanna, la Corte ha disposto un risarcimento economico significativo alle parti civili:
- 500mila euro al padre di Giulia, Gino Cecchettin;
- 100mila euro ciascuno ai fratelli, Elena e Davide;
- 30mila euro ciascuno alla nonna, Carla Gatto, e allo zio, Alessio.
Questi risarcimenti rappresentano un riconoscimento simbolico del dolore causato alla famiglia, sebbene nulla possa colmare la perdita subita.
La storia di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta
Giulia Cecchettin, 22 anni, viveva a Vigonovo (VE) e studiava Ingegneria all’Università di Padova, la stessa facoltà frequentata da Turetta, di Torreglia (PD). La loro relazione si era interrotta per volontà di Giulia, ma Turetta non aveva accettato la fine del rapporto.
L’11 novembre 2023, Turetta l’ha uccisa e ha nascosto il corpo, innescando una caccia all’uomo che ha coinvolto le forze dell’ordine in tutta Europa.
- 18 novembre 2023: il corpo di Giulia viene ritrovato, gettando luce sulla tragica fine della giovane.
- 19 novembre 2023: Turetta viene arrestato in Germania e successivamente estradato in Italia.
- Durante il primo interrogatorio, ha confessato il crimine, dando il via al processo che si è concluso ieri con la condanna definitiva.
Un simbolo della lotta al femminicidio
La vicenda di Giulia Cecchettin rappresenta uno dei casi di femminicidio più discussi degli ultimi anni, riportando al centro dell’attenzione pubblica la questione della violenza contro le donne.
Secondo i dati ISTAT, ogni tre giorni in Italia una donna perde la vita per mano di un uomo, spesso qualcuno che conosceva o di cui si fidava. La condanna di Turetta è un segnale forte, ma la battaglia contro la violenza di genere richiede un impegno continuo, sia sul fronte della prevenzione sia su quello culturale.
Giulia Cecchettin resterà un simbolo, un monito, e il ricordo di una giovane vita spezzata troppo presto.