Alla fine del 2024, la Russia si trova intrappolata in una crisi economica senza precedenti: il crollo del rublo e l’inflazione galoppante stanno minando le fondamenta del paese. L’isolamento internazionale, aggravato da sanzioni sempre più severe, ha trasformato il mercato interno in un terreno instabile, mentre la crescente dipendenza dal settore bellico ha eroso risorse vitali per lo sviluppo. Quella che molti analisti definiscono una “tempesta perfetta” è il culmine di anni di tensioni geopolitiche e politiche monetarie rigide.
Il rublo ha raggiunto livelli record, con il dollaro americano che ha superato quota 113 rubli. La valuta russa ha perso il 21% del suo valore rispetto al dollaro dall’inizio del 2024. Questo scenario, secondo un’analisi del Carnegie Endowment for International Peace, è emblematico di un’economia che resiste in apparenza grazie a una militarizzazione crescente, ma che lascia dietro di sé un tessuto sociale sempre più fragile.
Mentre la Russia affronta questa crisi, lo scenario internazionale subisce scosse altrettanto significative. La rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca ha introdotto nuove incertezze nelle relazioni transatlantiche. Durante la sua campagna, Trump ha criticato l’Unione Europea per pratiche commerciali sleali, arrivando a ipotizzare tariffe punitive fino al 2.000% su prodotti europei come le automobili. Parlando all’Economic Club of Chicago, Trump ha dichiarato: “Non distruggeremo il nostro paese. Se necessario, imporremo tariffe che proteggeranno le nostre industrie e costringeranno le multinazionali a costruire fabbriche negli Stati Uniti”.
Queste misure, definite protezioniste da analisti economici come John Micklethwait di Bloomberg News, rischiano di destabilizzare ulteriormente le filiere globali. Secondo un’inchiesta del Financial Times, tariffe su importazioni dall’Europa, dal Messico e dal Canada metterebbero a rischio il settore automotive statunitense e tedesco, innescando nuove tensioni economiche globali.
Le politiche di Trump hanno alimentato timori anche sul fronte della sicurezza. La sua dichiarazione di voler “rivalutare il ruolo della NATO” ha messo in allarme l’Europa, già alle prese con un conflitto in Ucraina. Il presidente ucraino Zelenskij, in una proposta recentemente discussa, ha suggerito una protezione parziale della NATO sul modello tedesco per i territori non occupati, suscitando reazioni dure da Mosca, che l’ha definita una “provocazione inaccettabile”.
Di fronte a queste sfide, l’Unione Europea tenta di rafforzare la propria autonomia strategica. Il presidente francese Emmanuel Macron ha rinnovato il suo appello per un’Europa più unita e indipendente, in grado di rispondere alle politiche protezioniste americane e al ritiro parziale degli Stati Uniti dalla sicurezza del continente. Macron ha sottolineato come un’Europa coesa possa non solo essere un partner credibile per gli Stati Uniti ma anche un attore chiave nel mantenimento della stabilità internazionale.
Il consolidamento dell’Unione è essenziale anche per sostenere l’Ucraina, il cui futuro dipende in gran parte dalla solidità del fronte europeo. Tuttavia, la necessità di incrementare le risorse per la difesa rischia di pesare sui bilanci nazionali e di esacerbare le divisioni interne tra gli Stati membri.
Nel frattempo, la Russia, sebbene orientata verso Cina, Iran e Corea del Nord, deve affrontare un isolamento che mina la sua economia. L’introduzione del rublo digitale è stata presentata come una soluzione per aggirare le sanzioni occidentali, ma esperti come Vladislav Inozemcev sottolineano i rischi di affidarsi a un’economia iper-centralizzata e militarizzata.
Anche l’Europa, tuttavia, si trova davanti a scelte complesse. Le politiche protezioniste di Trump e il declino della cooperazione transatlantica potrebbero rappresentare un’opportunità per ridefinire il proprio ruolo globale, ma il prezzo di questa transizione non sarà indolore.
Il 2024 si chiude con un mondo frammentato, dove l’equilibrio geopolitico si ridisegna tra una Russia in crisi e un’Europa costretta a reinventarsi. Mentre il Cremlino sacrifica il benessere della sua popolazione per mantenere la propria influenza militare, l’Unione Europea cerca una via d’uscita dall’ombra americana, con Trump che spinge per un protezionismo radicale.
Dietro le strategie economiche e le tensioni geopolitiche, però, resta la dimensione umana. Milioni di persone in Russia affrontano povertà e isolamento, mentre l’Europa si interroga sul suo futuro in un contesto di crescenti pressioni esterne. Per entrambi, il 2025 sarà un anno decisivo, dove le scelte fatte oggi determineranno il destino di intere generazioni.