Roma: 1000 giorni di resistenza ucraina e l’appello di Europa Radicale

Oltre 1000 persone si sono riunite a Castro Pretorio per ricordare i mille giorni dall'invasione russa in Ucraina e invocare azioni concrete dall'Europa e dalla NATO

Oggi, Roma ha vissuto una giornata intensa e carica di emozione. In Piazza di Castro Pretorio, oltre una moltitudine di persone si è riunita per commemorare i 1000 giorni dall’invasione russa su larga scala dell’Ucraina. L’evento, organizzato da Europa Radicale e dalla Comunità dei Cristiani Ucraini in Italia, ha visto la partecipazione di figure di spicco del mondo politico e civile, unite nel chiedere giustizia per le vittime del conflitto e un’azione concreta da parte dell’Europa.

Igor Boni, presidente di Europa Radicale, ha espresso con forza la sua indignazione, lanciando un appello che ha scosso i presenti: “Impedire agli ucraini di colpire in territorio russo equivale a proteggere più le basi dei criminali che le città ucraine martoriate. Se l’Europa non consente all’Ucraina di difendersi, la NATO dovrebbe attuare una no-fly-zone sui cieli ucraini con un intervento diretto”.

Secondo Boni, non bastano più parole di solidarietà, ma servono azioni concrete per fermare le stragi di civili. Ha rivolto un appello al governo italiano, chiedendo alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di ritirare le onorificenze italiane conferite a figure come Dmitrij Peskov, portavoce di Putin, e Aleksej Paramonov, ambasciatore russo in Italia: “Non è accettabile che complici del regime di Mosca si fregino delle nostre massime onorificenze”.

Le parole di Boni sono state accolte con applausi e slogan dai presenti, che hanno dimostrato sostegno al suo appello contro chi sostiene il regime di Putin.

L’evento è stato promosso dall’Associazione Cristiana degli Ucraini in Italia, da Europa Radicale e dal magazine Linkiesta, con il patrocinio dell’Ambasciata d’Ucraina e della Santa Sede. Tra i partecipanti, Jaroslav Melnyk, ambasciatore ucraino in Italia, e Andrii Jurash, ambasciatore presso la Santa Sede, hanno espresso gratitudine per la solidarietà degli italiani.

La manifestazione ha visto la partecipazione di politici come Carlo Calenda, Giulio Terzi di Sant’Agata, Antonio Stango, e del giornalista Cristiano Tinazzi, testimone diretto delle atrocità in Ucraina. Anche figure del mondo culturale, come Giovanna Brogi, presidente dell’Associazione Italiana Studi Ucraini, e Marco Perduca di Science For Democracy, hanno sottolineato la necessità di un’azione internazionale più decisa.

L’evento ha rilanciato la richiesta di una No-Fly-Zone sui cieli ucraini, invocando un intervento diretto della NATO per fermare le stragi di civili. “Non possiamo più restare passivi davanti a questa barbarie”, hanno dichiarato gli organizzatori, sottolineando la necessità di nuove incriminazioni per Vladimir Putin, considerato direttamente responsabile delle atrocità.

Nonostante il freddo autunnale, i partecipanti sono rimasti in piazza fino a sera, scandendo slogan di solidarietà con il popolo ucraino. Le bandiere gialloblù sventolavano alte nel cielo di Roma, simbolo di un popolo che non si arrende, sostenuto dalla solidarietà internazionale.

Roma, ancora una volta, si è schierata al fianco dell’Ucraina. La manifestazione è stata non solo un momento di denuncia, ma un simbolo di speranza. I partecipanti sono tornati a casa con la consapevolezza che la battaglia per la libertà e la giustizia si combatte anche con la voce e il cuore di chi crede in un futuro migliore.