Un terremoto politico scuote la Germania: il cancelliere Olaf Scholz ha licenziato il ministro delle Finanze, Christian Lindner, a meno di due ore dall’inizio di un vertice di coalizione che avrebbe dovuto riunire le fila del governo. Lindner, leader del partito liberale FDP, aveva osato chiedere elezioni anticipate, lanciando la sua provocazione nel cuore di una coalizione già in crisi. “Troppe volte ha tradito la mia fiducia”, ha dichiarato Scholz nel comunicato ufficiale, aggiungendo che intende chiedere la fiducia in Parlamento entro metà gennaio.
Non si è fatta attendere la reazione di Lindner, che in una dichiarazione in Cancelleria ha accusato Scholz di una “rottura calcolata” del governo, condannando il paese all’”insicurezza”. Il tabloid Bild aveva rivelato in precedenza che Lindner, sotto pressione per le recenti sconfitte elettorali dell’FDP e i sondaggi al minimo storico, si fosse spinto a chiedere elezioni anticipate nel 2025. L’ambizioso ministro liberale non ha mai nascosto il suo malcontento: i tentativi di rilanciare l’economia si sono scontrati con i no decisi degli alleati di governo.
Le tensioni fra SPD, Verdi e FDP sono ormai insanabili, come dimostrato dai ripetuti incontri tra Scholz, Habeck e Lindner degli ultimi giorni. La controversia centrale resta il bilancio: Lindner ha proposto tagli alle politiche sociali e ambientali, cercando di ridurre il peso fiscale sulle aziende, mentre i socialdemocratici e i Verdi, preoccupati per l’impatto sociale, hanno respinto le sue proposte con fermezza. La Germania, alle prese con un deficit crescente e un’economia che fatica a rispondere alle sfide globali, sembra incapace di trovare una direzione condivisa.
A complicare ulteriormente la situazione c’è la recente vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti, che porta una ventata di incertezza. Mentre SPD e Verdi vedono nell’alleanza un baluardo contro le ripercussioni economiche e politiche d’oltreoceano, Lindner spinge per un radicale cambiamento. “Il voto americano ci impone una stretta sui conti”, ha sostenuto, vedendo nella prudenza fiscale l’unica risposta per mantenere la stabilità del Paese.
L’intervento di Scholz è stato drastico ma inevitabile. La Germania si trova ora di fronte a un bivio: proseguire con una coalizione indebolita o affrontare il rischio di un governo di minoranza, come suggeriscono SPD e Verdi. L’incertezza si taglia con il coltello, mentre la crisi di governo si fa sempre più intricata. Il popolo tedesco guarda ora con apprensione alle mosse del proprio cancelliere, chiedendosi se questo sia l’inizio della fine per un esecutivo che, sin dall’inizio, ha dovuto fronteggiare tempeste politiche e divisioni interne.