L’influenza australiana potrebbe colpire duramente, con sintomi significativi e una variante del virus, l’H3N2. Già predominante in Australia è nota per la sua capacità di eludere parte delle difese immunitarie. Con l’arrivo dell’autunno/inverno, la stagione influenzale è ormai alle porte e, come lo scorso anno, le previsioni non sono confortanti.
Come riconoscere l’influenza australiana e altri virus respiratori
Distinguere l’influenza da altri virus respiratori può non essere semplice. I sintomi principali dell’influenza includono una febbre alta, sopra i 38 gradi, che compare all’improvviso, accompagnata da almeno un sintomo respiratorio (come tosse secca, naso che cola o occhi arrossati) e un sintomo generale, che può variare tra dolori muscolari, articolari, mal di testa o senso di affaticamento. Nei bambini, l’influenza può presentarsi anche con diarrea, vomito e nausea.
A differenza della Covid-19, che può manifestarsi con una gamma di sintomi molto ampia e di diversa gravità a seconda del livello di immunizzazione della persona, l’influenza tende a essere più prevedibile. Tuttavia, è bene ricordare che può manifestarsi in forme leggere o, in alcuni casi, essere del tutto asintomatica.
Trasmissione e contagiosità
L’influenza si trasmette principalmente per via aerea, attraverso goccioline di saliva emesse parlando, tossendo o starnutendo. Le persone infette diventano contagiose già un giorno prima della comparsa dei sintomi. Negli adulti, il rischio maggiore di trasmissione si concentra nei primi 3-5 giorni di malattia, mentre nei bambini può durare fino a 7-10 giorni.
Come trattare l’influenza australiana
Non esiste una cura specifica per l’influenza, ma è consigliabile il riposo a casa, un’adeguata idratazione e l’uso di paracetamolo o ibuprofene per ridurre la febbre. Gli antibiotici non sono efficaci contro i virus e vanno evitati, salvo indicazioni diverse del medico.
Cosa ci insegna l’esperienza australiana
L’influenza in Australia, dove l’inverno si è appena concluso, è stata particolarmente pesante, con oltre 15 milioni di persone contagiate. Il virus predominante è stato l’H3N2, una variante capace di sfuggire a parte delle difese immunitarie, rendendo la protezione vaccinale ancora più importante. Secondo Gianni Rezza, epidemiologo e infettivologo, “se succederà come in Australia, dove invece dell’H1N1 è circolato l’H3N2, avremo un ceppo diverso”, che potrebbe rendere la stagione influenzale 2023-2024 ancora più impegnativa.
Vaccinazione: la prima difesa contro l’influenza
Il vaccino contro l’influenza è già disponibile in tutta Italia ed è raccomandato in particolare per le categorie a rischio, come gli over 60, le donne in gravidanza, i bambini tra i 6 mesi e i 6 anni, le persone con malattie croniche e il personale sanitario. È fortemente consigliato anche per chi desidera prevenire l’infezione, senza particolari controindicazioni. Il picco di contagi è atteso tra dicembre e gennaio, quindi è importante considerare la vaccinazione già nelle prossime settimane.
Oltre alla vaccinazione, è importante adottare misure di protezione personale come il lavaggio frequente delle mani, il distanziamento sociale e l’uso delle mascherine.