Haiti, gli abitanti di Pont-Sondé massacrati da una gang

Sono almeno 115 morti il bilancio del violento attacco subito dai residenti di Pont-Sondé, ad Haiti. aggiornando il rapporto delle Nazioni Unite che era stato diffuso

Haiti - Pont-Sondé

Ad Haiti quasi 6.300 persone sono rimaste senza una casa dopo che la scorsa settimana una gang criminale ha compiuto uno dei peggiori massacri degli ultimi decenni. Nella notte tra il 2 e il 3 ottobre migliaia di persone sfollate sono scappate a piedi andando da Pont-Sondé, il luogo dell’attacco, verso la cittadina costiera di Saint-Marc: chi poteva si è fatto ospitare da amici o parenti nelle vicinanze, mentre altri hanno trovato sistemazioni temporanee in chiese o scuole trasformate in rifugi.

Haiti sotto scacco delle gang la cittadina Pont-Sondé

Gli sfollati di Haiti a Pont-Sondé si aggiungono alle oltre 700mila persone che negli ultimi anni hanno dovuto lasciare le proprie case ad Haiti. La violenza delle gang criminali, un problema diffuso soprattutto nella capitale Port-au-Prince, si sta rapidamente espandendo in altre zone del paese.

Storicamente la maggior parte delle violenze è avvenuta nella capitale Port-au-Prince, che è in gran parte controllata dalle bande. Negli ultimi anni però gli attacchi e gli abusi si stanno estendendo anche ad altre zone.

Pont-Sondé, un bilancio di violenze

È di almeno 115 morti il bilancio del violento attacco subito dai residenti di Pont-Sondé, ad Haiti. Lo comunica il funzionario locale Walter Montas, alla radio haitiana, aggiornando il rapporto dell’ONU che era stato diffuso e che parlava di 70 vittime. In onda su radio Magik 9, Montas ha detto che ora regna una “calma fragile”. Il governo haitiano ha condannato la “brutalità indicibile” dell’attacco, annunciando l’invio di unità speciali esperte nella lotta alle bande.

Ci sono anche donne e bambini tra le vittime dell’attacco ai residenti di Pont-Sondé. La località haitiana dove una gang criminale ha aperto il fuoco con fucili automatici e ha dato alle fiamme case e veicoli. La violenza tra bande armate è una piaga nello Stato caraibico, che vive una grave crisi umanitaria, economica e politica

L’azione violenta su Haiti

La Rete nazionale di difesa dei diritti umani (RNDDH), ricostruisce i fatti. Nella notte tra mercoledì 2 e giovedì 3 ottobre scorsi, decine di membri della banda criminale Gran Grif (Grande Griffe) sono entrati a Pont-Sondé, una cittadina perlopiù agricola di circa 10mila abitanti.

La cittadina si trova a un centinaio di chilometri a nord della capitale haitiana Port-au-Prince.

Erano armati e provenivano da Savien, un altro piccolo villaggio nell’entroterra. Hanno percorso la maggior parte del tragitto in auto per poi salire a bordo di canoe ed entrare in città attraverso i canali che la circondano.

Questo ha permesso loro di prendere alla sprovvista i membri della Coaliciòn, uno dei gruppi di autodifesa nati in modo autonomo. Un gruppo che nasce per difendersi dalla violenza delle bande criminali.

La Rete nazionale di difesa dei diritti umani di Haiti ha affermato che la gang era arrabbiata perché un gruppo di autodifesa locale stava cercando di limitare le attività della gang a Pont-Sondé e di impedirle di trarre profitto da un pedaggio stradale improvvisato che aveva recentemente istituito nelle vicinanze.

Un atroce caso di violazioni dei diritti umani

Le organizzazioni per i diritti umani presenti sul posto, oltre ai testimoni sopravvissuti, hanno raccontato che la cittadina si è svegliata con il suono degli spari e delle urla. Una volta entrati in città, i membri della banda hanno cominciato a sparare a chiunque si trovassero davanti e a dare fuoco a decine di case e auto.

I membri della Coaliciòn hanno detto che una volta terminato l’attacco i criminali se ne sono andati a piedi passando per una tenuta agricola lì vicino, continuando a uccidere chiunque incontrassero sul loro percorso. Senza nessuna pietà, con odio viscerale, come macchine senza morale e anima.

Il massacro degli innocenti di Pont-Sondé

Una testimone ha detto al New York Times che arrivata sul posto, avvertita quattro ore dopo l’attacco in corso, che le strade erano piene di cadaveri e persone ferite in cerca di aiuto. Si supponeva un bilancio di 88 persone uccise, tra cui anche intere famiglie, una madre con un neonato e 10 membri della banda criminale.

Secondo l’RNDDH il numero di morti potrebbe ancora aumentare dato che molti corpi non sono stati ancora recuperati da Pont-Sondé. Frantz Alexis, medico all’ospedale di Saint-Marc, riferisce che la notte dell’attacco sono arrivate un’ondata di persone con ferite di vario tipo da arma da fuoco, e che nel giro di poco tempo l’obitorio della struttura si è riempito.

Le azioni dei vertici ad Haiti

In un comunicato, la polizia haitiana conferma l’attivazione di un’operazione che mira a “smantellare tutti i focolai delle gang” nella regione dell’Artibonite, in particolare contro la “Gran grif”, responsabile dell’attacco.

Si tratta di un gruppo armato specializzato in dirottamenti di camion e rapimenti per riscatto guidato da Luckson Elan, che è stato sanzionato dagli Usa per il suo coinvolgimento in gravi violazioni dei diritti umani.

Il governo di Haiti ha inviato anche i membri di una forza multinazionale guidata dal Kenya, che fa parte di una missione di sostegno alla sicurezza dello Stato caraibico. Ad oggi ne sono arrivati solo 400 dal Kenya, stanziati soprattutto a Port-au-Prince.

Si prevede l’arrivo ad Haiti di 2.500 agenti di polizia da altri paesi.

Tra crisi umanitaria, economica e politica

“Le operazioni stanno iniziando a dare risultati soddisfacenti”, ha affermato la polizia in un comunicato, senza fornire un bilancio delle operazioni. La violenza tra gang ad Haiti è una vera e propria piaga che inasprisce la crisi umanitaria, economica e politica del Paese.

Secondo un rapporto dell’ONU, a giugno del 2023 più di 22mila persone sono scappate dal dipartimento di Artibonite. Gli attacchi fatti dai miliziani contro gli agricoltori, per rubare bestiame e raccolto, fanno abbandonare la zona abitativa.

Il problema è accentuato dalle scarse risorse a disposizione delle forze di polizia locali. Per questo i cittadini si sono organizzati in gruppi di autodifesa (per esempio, il primo mezzo della polizia di Haiti è arrivato a Pont-Sondé 24 ore dopo il massacro).

Lo scorso giugno è cominciata una missione internazionale promossa dalle Nazioni Unite per contrastare le bande criminali.

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